Lo scorso 10 novembre, Fratelli d'Italia ha riunito i suoi organi imperiesi e poi ha diffuso una nota molto chiara: "Chi non crede di replicare a livello locale il format nazionale del centrodestra che ci ha portato al governo del Paese non può essere nostro partner". Morale: se Claudio Scajola, il sindaco di Imperia che ha già annunciato di ricandidarsi, non vuole il simbolo con la fiamma, non potrà avere i voti di FdI.
E il problema è proprio questo: come già cinque anni fa, Scajola vuole puntare sul "civismo" totale delle liste che lo sosterranno. Dunque, in realtà non vorrà neppure i simboli della Lega e di Forza Italia. Lo ha ribadito anche al viceministro leghista Edoardo Rixi, il quale gli ha spiegato come sarebbe utile il contrario. Posizioni diverse, dunque. Ma tra i due esiste da sempre reciproca stima e a Rixi non difettano né il realismo né il coraggio di scelte inattese (vedi la rinuncia alla candidatura parlamentare di qualche anno fa). Dunque, di uno Scajola nudo dei simboli ma appoggiato dalla Lega se ne può comunque parlare. Però le cose dovranno maturare.
Nel frattempo il sindaco di Imperia, che è pure presidente della Provincia, ha ottenuto l'endorsement del governatore ligure Giovanni Toti ("è giusto che questa esperienza continui"), al quale i maggiorenti regionali di FdI hanno prontamente risposto: "Speriamo che Toti parli a titolo personale visto che dell'argomento non si è mai discusso". Controreplica immediata: "Io ho sempre cercato il confronto, sono altri che hanno organizzato riunioni senza invitare la Lista Toti".
Palla al centro. E dopo un vertice interlocutorio fra Matteo Rosso, leader ligure di FdI, e lo stesso Toti, se ne riparlerà in un incontro presente lo stesso Rixi e le cui conseguenze si misureranno solo fra qualche settimana. Però una certezza c'è già: Scajola non farà alcun passo indietro. E non lo farà per almeno due motivi.
Primo: nessuno potrà imputargli alcunché dal punto di vista amministrativo. Nei limiti dati dalle condizioni generali, ha fatto quel che doveva, persino di più. E sa che gli imperiesi sono pronti a riconoscerglielo.
Secondo: si voterà a primavera inoltrata, quando il governo guidato da Giorgia Meloni probabilmente avrà incontrato altri scogli molto alti da superare. Comprese le imminenti elezioni regionali di Lombardia e Lazio, dove non c'è nulla di scontato. Ma se anche andassero bene per i Fratelli, siamo certi che nel prossimo mese di giugno Meloni avrà ancora un'onda lunga da sfruttare? E avrà interesse a contarsi?
Imperia è una piccola città, non ha i numeri neppure per fare della sperimentazione politica, ma è pur sempre un capoluogo di provincia. E Scajola è uno che ha giocato la champion della politica: è tutta da vedere, allora, la convenienza di Meloni a correre il pericolo di una sconfitta contro un personaggio del genere, che per gli oppositori sarebbe tanta manna...
Sparse qua e là ci sono altre ragioni per ritenere che, dopo litigi vari, il centrodestra cercherà un'intesa purchessia proprio sul nome di Scajola. Intanto perché pochi come lui sanno fiutare l'aria e oggi, peraltro senza necessità di un naso sopraffino, tutti sappiamo che quando parli di partiti alla gente viene il mal di pancia. Del resto, il discorso vale pari pari per Giorgia Meloni: è lei il leader cui gli italiani si sono affidati, è in lei che ripongono fiducia, non in un partito che ha riciclato molti personaggi in cerca di... poltrona.
Anche quanto accaduto a Sanremo rafforza il "civismo" indicato da Claudio Scajola. Il sindaco uscente e non ricandidabile (due mandati consecutivi) Alberto Biancheri ha siglato un accordo con il suo rivale alle scorse elezioni, quel Sergio Tommasini che all'epoca era l'alfiere del centrodestra. Il quale, adesso, rispunta invece proprio al fianco di Biancheri, che Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia quotidianamente contestano.
Sapete su quale base Biancheri e Tommasini hanno stretto il loro inatteso patto? La pura amministrazione locale, la primazia delle liste civiche sui partiti. Solo che a Sanremo si voterà il prossimo anno, mentre a Imperia si andrà alle urne fra qualche mese. È vero che a Roma della Liguria e delle sue città importa assai poco, per non dire nulla. Ma in certi momenti ogni battuta d'arresto può fare male. Ecco perché Meloni, Salvini e Berlusconi, o chi per loro, due conti anche sul capoluogo rivierasco alla fin fine dovranno farseli.