L'Unione Europea ha mobilitato 28 squadre di ricerca e soccorso da 21 Paesi per un totale di circa 1.200 soccorritori e 79 cani da ricerca. Gli Stati Uniti hanno inviato molti uomini e lo stesso farà la Nato. E per Siria, già alle prese con una guerra civile e con le macerie di bombardamenti, chi si sta muovendo? Pochi, pochissimi.
Cerchiamo di capire perchè. Il governo di Assad è da anni sotto sanzioni da parte dei paesi occidentali, che in questo modo intendono mettergli pressione affinché si arrivi a una risoluzione del conflitto. Il nord-ovest della Siria invece in mano ai ribelli è irraggiungibile perché confinante con una Turchia devastata.
Il governo siriano sta ricevuto aiuti internazionali soprattutto dalla Russia, alleata di Assad, e da altri paesi come Emirati Arabi Uniti, Iraq, Iran e Algeria. Unione Europea, Regno Unito e Stati Uniti invece hanno detto di non voler allentare le sanzioni e quindi per ora non si sono mosse. Ma le gente siriana, come quella turca, ha un tremendo bisogno di aiuto: servono coperte per affrontare il rigido inverno, cibo, kit igienici e beni di prima necessità. Non c’è l’elettricità, non c’è il gasolio e neppure la benzina ma c'è un'’inflazione altissima dovuta alle sanzioni in atto.
Aleppo e tutte le zone attorno sono devastate e sconvolte da 13 anni di guerra civile e ora, come se non bastasse, anche dal più potente terremoto degli ultimi 800 anni.
Almeno trentamila sfollati dormono per strada con temperature vicine allo zero. In Siria serve tutto per sopravvivere, per provare a salvare qualcuno e per non dover continuare a scavare con le mani tra le macerie. No, non ci possono essere aiuti di Serie A e aiuti di Serie B.