Dopo sei anni di silenzio, nel luglio del 2021 il Corriere Mercantile tornò per un solo giorno in edicola. Un pò per omaggiare papà scomparso da pochi mesi e un po' per provare a scuotere gli imprenditori della città colpevoli di averlo lasciato affondare nell'indifferenza. "Proviamoci, non può finire così" mi ripeteva in quei giorni Franco Manzitti.
E un po' la stessa cosa mi disse un pomeriggio, durante una lunga chiaccherata, Maurizio Costanzo, che dal Mercantile percepì il suo primo stipendio. "Ma davvero nessuno vuole rilevarlo? Non ci posso credere, che tristezza". Così ieri appena saputa la notizia il mio primo pensiero è andato subito a quella sua frase.
Questo invece l'articolo pubblicato da Costanzo sul numero speciale del Mercantile.
"Ho ricordi bellissimi del Mercantile. Sono e sarò sempre affezionato a questa testata e per questo mi ha fatto molto male leggere della sua chiusura qualche anno fa come mi ha fatto male sapere della scomparsa di Mimmo Angeli, il suo storico direttore che ho incontrato diverse volte e che ha fatto tanto per il giornale e per questo straordinario mestiere. Un mestiere che ho iniziato ad amare sin da bambino a tal punto che a nove anni mi scrivevo addirittura un giornale da solo. Alle medie, alla “Tito Livio”, dirigevo poi un giornale: l’Araldo. Leggevo ad alta voce intere commedie di Goldoni, cosa che esasperava i miei genitori, e poi mi chiudevo in camera e ascoltavo alla radio Corrado e Mario Carotenuto. Passavo ore con in mano un portasapone rovesciato, come se fosse un microfono. Tutto iniziò a muoversi grazie ad uno zio che mi aiutò moltissimo e mi spinse proprio verso questa professione. Lavorava nella Marina Mercantile e per questo conosceva l’armatore Fassio che era l’editore del Mercantile. Grazie a questo contatto ho fatto la gavetta e poi più avanti sarei stato assunto nella redazione del Giornale. Al Mercantile facevo dei servizi, mi mandavano anche fuori Roma. Intervistavo personaggi famosi, ricordo benissimo una bellissima chiacchierata con Enzo Tortora. Gli uffici erano in centro, in via della Mercede, e dovevamo entrare piuttosto presto perché il giornale usciva alle 14. Così al mattino per andare a lavorare prendevo l’autobus ma nel tragitto spesso mi addormentavo. È stata un’esperienza bellissima che ricordo anche per un altro motivo: per la prima volta qualcuno mi pagò uno stipendio. Certe cose rimangono impresse nella mente per tutta la vita. Per questo il Mercantile e Genova resteranno sempre nel mio cuore”.