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di Matteo Cantile

GENOVA - “Le regole sono inutili per coloro che le rispettano e altrettanto inutili per coloro che le violano”: la paternità di questo aforisma è incerta, taluni lo associano al filosofo tedesco Friedrich Nietsche, altri allo scrittore e politico inglese George Orwell, altri ancora all’irlandese Oscar Wilde. E a quest’ultimo, che pure è celebre per aver fatto dire a Lord Henry, nel ‘Ritratto di Dorian Gray’, che “la sigaretta è il prototipo perfetto per ogni piacere, è squisita e lascia insoddisfatti”, vanno associate altre celebri frasi sul fumo: quella alla quale sono più affezionato, e che più condivido, è riferita ai sigari che, per il dandy, “sono come le passioni, bisogna goderne senza soffocare gli altri con il loro fumo”.

E’ a questi atteggiamenti che la mia mente corre quando avverto il riaccendersi, è proprio il caso di dirlo, delle iniziative politiche e legislative sul tema del fumo: iniziative che sembrano ormai prossime a diventare legge dello Stato su pressione del governo guidato da Giorgia Meloni. Presto, a quanto pare, il fumo di sigaretta (e di tutto quanto ne produca, comprese quelle diavolerie elettroniche introdotte di recente) sarà vietato anche in alcune aree all’aperto, dai dehor alle fermate degli autobus. E’ un’iniziativa giusta? Si e no.

Mi spiego. Il fatto stesso che sia necessario istituire una norma che criminalizzi chi sbuffa il proprio vizio sulla faccia altrui ci dà il segno della deriva volgare che hanno imboccato i tempi nostri: nel mondo interpretato dalla frase d’apertura, infatti, nessuno accenderebbe mai una sigaretta, o un sigaro, in un luogo affollato, ancorché all’aperto. E ho spesso questionato, da classico vecchio trombone, con chi ‘accendeva’ nel dehor di un ristorante, guastando il piatto del vicino con la sua nuvola azzurrognola. Ma se la politica, che forse avrebbe altro a cui pensare ma tant’è, ritiene che certi comportamenti siano diffusi, allora fa bene a reprimerli.

Chi scrive è un  fumatore. Non di sigaretta, quelle le ho accese ben poco e solo per darmi un tono quand’ero adolescente, ma di sigaro: toscani, con il loro aroma penetrante, o caraibici, più esotici ma altrettanto potenti. Trovo che il profumo del sigaro sia pura poesia e per quanto io conosca i suoi negativi effetti collaterali, non posso né voglio liberarmene. Ma questo non significa che la signora a fianco a me alla fermata del bus o la coppia del tavolino accanto all’ora dell’aperitivo, nutrano nei confronti del mio sigaro lo stesso sentimento. E come sarei infastidito se qualcuno iniziasse ad urlarmi nell’orecchio mentre sto cenando, allo stesso modo devo usare nei confronti di chi mi circonda quella cortesia che vorrei per me. Dunque ben vengano le norme che tendono a rendere più civile la vita di comunità: per coloro che sanno comportarsi niente è destinato a cambiare.

A patto che, e questo è il pericolo che cova sotto la cenere di ogni tentativo moralizzatore, non inizi il solito sterile confronto tra chi fuma e chi no: disfida spesso interpretata come uno scontro ideologico tra viziosi e virtuosi. E non si cerchi di nascondere, con la scusa della buona educazione, una crociata contro i peccatori. Perché tra il bon ton e il Grande Fratello il passo è più breve di quel che si pensi: si comincia dal fumo, si passa per la carne rossa, il buon vino. Poi il cioccolato, l’amaro e infine il sesso. Del resto, si sa, tutto ciò che restituisce piacere è illegale, immorale o fa ingrassare.

E allora ben vengano i dehor smoking free ma guai a erigersi censori delle vite degli altri: ognuno di noi, che fumi oppure no, conduce una vita stracarica di vizi, scheletri nell’armadio e vergone più o meno inconfessabili. Un sacco di comportamenti perfettamente legittimi fanno male alla salute e non è vietando il fumo, tanto per dirne una tra quelle che ho sentito ultimamente, che si risolverà il problema delle cicce buttate per terra. Vietiamo, piuttosto, le gomme da masticare, o le merendine, o le bucce dei mandarini. Anzi, lasciamo perdere ed evitiamo le crociate: la storia ce lo insegna, il Saladino arriva sempre. 

E’ ricordando d’Annunzio, nato in questi giorni 160 anni fa, che troviamo la chiave per fumare con eleganza: “Fumare è come scrivere, occorre un certo grado di solitudine e concentrazione per farlo bene”.

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