Personalmente sono convinto che la condizione migliore per un bimbo/bimba sia quella di avere un padre e una madre. Inoltre sono figlio di un carabiniere nato nel 1920, quindi volente o no possiedo tutti i condizionamenti culturali per cui il tema della sessualità e delle sue implicazioni rimane un argomento difficile da affrontare.
Nonostante ciò, o forse proprio per queste ragioni, una convinzione l'ho maturata. Chiara, precisa, incontrovertibile: chi è lo Stato, chi sono i partiti, chi sono i politici per dirmi che cosa devo fare o che cosa non devo fare su questo terreno? Il pensiero mi è venuto in questi giorni, durante i quali si sta dibattendo dei diritti per i figli delle famiglie omogenitoriali.
Dunque: due uomini vanno all'estero (due donne più facilmente riescono a procreare anche qui, ma volendo fuori dai confini possono usare del seme terzo), usano la norma dell'utero in affitto, pratica vietata in Italia, e poi tornano con il figlio. Se vogliamo, hanno commesso un reato. E per questa ragione decidiamo che il loro bimbo/bimba non ha alcun diritto. Esiste, quella piccola persona, ma non può avere la sanità pubblica, non può avere la scuola. Non può avere nulla.
Ohe', ma siamo matti? Con quale pretesa giustificazione lo Stato, un partito, dei politici si arrogano il diritto di stabilire una cosa simile? Sarà un mio limite, però proprio non capisco. Mi è soggiunta un'altra tragedia possibile: una donna viene violentata, resta incinta, partorisce un bambino/bambina e le diciamo che quel bambino/bambina non ha alcun diritto perché, nonostante una legge sull'aborto che avrebbe potuto permettere una scorciatoia, è frutto di un reato?
Ohe', ma siamo matti? Certe risposte, è vero, potrebbero arrivare dal fatto che la nostra legislazione almeno nominalmente si preoccupa prima di tutto dei minori. Benissimo. Ma un conto è parlare in via teorica, altro misurarsi con la realtà di minori che esistono. È questo il vero discrimine: qui parliamo, intanto, di persone che ci sono.
Inoltre e non secondariamente: quando due padri o due madri o come vogliamo mischiare sessualmente due persone prendono le decisione di avere un figlio lo fanno a cuor leggero, senza pensare alle conseguenze, come mero atto di egoismo? Non lo credo. Ma se anche fosse così, la domanda è sempre la stessa: chi sono lo Stato, i partiti, i politici per decidere su questo terreno il destino delle persone?
L'Unione europea prova a chiudere la polemica, considerando che tutto nasce proprio dalla ratifica di una deliberazione comunitaria: gli Stati membri devono applicare i diritti garantiti dall'Ue anche per quanto riguarda i figli delle coppie omogenitoriali. Ma si può giurare che non finisce qui. Del resto, il tema dell'utero in affitto esce dalla porta e rientra dalla finestra. Per come la penso, la pratica effettivamente è aberrante. Però vale sempre la solita regola: bisogna trovarsici, da una parte o dall'altra.
Come il divorzio e l'aborto, la genitorialità e più in generale il campo dei diritti è troppo scivoloso e personale perché chiunque possa metterci lo zampino. E molto spesso la cosiddetta società civile sta anni più avanti rispetto a quella politica. Nella fattispecie, i numeri sono persino esigui, se vogliamo buttarla in statistica, come adesso qualcuno sta facendo.
Ma ovviamente il problema non è questo. Il problema è essere autenticamente liberali e liberi. Allora risuona come un ammonimento tremendo la frase di quella madre che in televisione ha osservato: "Tra tutte, forse la cosa che più mi dispiace è che un simile argomento diventi oggetto di scontro ideologico, che in piazza ci sia una parte della politica e non anche l'altra". Indirettamente, ci ha detto una cosa maledettamente semplice quella mamma: di fronte a certi argomenti, ognuno di noi è solo con la propria coscienza. Anzi: deve essere solo con la propria coscienza.