GENOVA - Informazioni desunte dal sito internet: Autostrade per l'Italia è controllata all'88,06 per cento da Hra (Holding reti autostradali Spa), al 5 per cento da Silk Road Fund e al 6,94 per cento da Appia Investiments (che a sua volta è partecipata al 20% da Edf Invest, al 20% da Dif capital partnership e al 60% da Allianz assicurazioni). Holding reti autostradali ha tre grandi azionisti: Cdp equity (che appartiene a Cassa depositi e prestiti, quindi allo Stato italiano) per il 51%, Blackstone infrastructure partners del fondo Blackstone per il 24,5% e Macquarie asset management della banca di investimenti Macquarie sempre per il 24,5%.
Tutto questo rimando all'assetto societario diretto e indiretto di Autostrade per dire una cosa peraltro a tutti nota: la proprietà è dello Stato italiano. Il quale l'ha rilevata dal gruppo Benetton dopo che questi si era fatto ignobilmente crollare il ponte Morandi, provocando 43 vittime, decine di feriti, una frattura incredibile nei collegamenti della Liguria. Non l'ha ripresa e basta, considerando che era un suo cespite, perché l'ha pagata fior di miliardi che ancora gridano vendetta. Ma tant'è.
Nelle more erano già cominciati i lavori lungo l'intero percorso autostradale ligure, poiché dopo il crollo del Morandi, o forse proprio a causa di questo, si è scoperto che pure i lavori di messa in sicurezza dell'autostrada erano stati bellamente ignorati. Tutto ciò e altre nefandezze varie stanno uscendo fuori dal processo in svolgimento a Genova.
Ma intanto percorrere l'autostrada in Liguria è diventata una autentica odissea, con code chilometriche e tempi di percorrenza inaccettabili: per l'utenza privata, figurarsi per tutti coloro che a vario titolo ne hanno bisogno per motivi di lavoro. Se ne sono ipotizzate tante, dai pedaggi scontati ai rimborsi, ai ristori e quant'altro. Per adesso niente. O pochissimo.
Nei giorni scorsi il sindaco di Rapallo, Carlo Bagnasco ai microfoni di Primocanale ha rilanciato un appello, fra l'altro sostenendo: "Siamo alla disperazione, almeno non ci facciano pagare i pedaggi". Commentando la cosa e le varie iniziative, anche di Regione Liguria, per andare incontro agli esacerbati utilizzatori dell'autostrada, Matteo Angeli proprio su questo sito scrive: "Capiamo che sia una sfida difficile da vincere, ma siamo convinti che vada comunque giocata".
Naturalmente schiera Primocanale su questo fronte, peraltro già ampiamente presidiato con servizi e dirette televisive. E con il suo editore, Maurizio Rossi, che ben prima della caduta del Morandi mise in guardia, all'epoca era Senatore della Repubblica, contro ciò che poi sarebbe tragicamente accaduto.
Angeli ha ragione, perché fino ad oggi ogni questione che ha riguardato Autostrade in Liguria è stata maledettamente complicata: dalla politica, dagli affari e dalla commistione fra politica e affari. Invece, se solo lo si volesse tutto sarebbe semplicissimo. Basterebbe una breve delibera del consiglio di amministrazione che dicesse: "Da oggi fino a ... la nostra società non chiederà il pagamento di pedaggio nel tratto che va da ... a ...".
Cassa depositi ha la maggioranza per farlo e alle spalle ha il suo proprietario, lo Stato italiano, attraverso il governo pro-tempore. Gli altri soci andrebbero convinti, per un giusto rapporto fra alleati? Cdp deve comunque rispettare le regole per la valorizzazione dei suoi investimenti? Le do buone entrambe. Ma ciò o altri aspetti burocratici non devono diventare un alibi. Invece lo stanno diventando. Fin qui, anzi, lo sono stati.
Voglio affermare che se ci fosse la volontà politica, quella aziendale andrebbe di pari passo e dunque i pedaggi gratuiti si farebbero eccome. Al contrario, purtroppo, i fatti danno ragione a chi ritiene che la questione sia molto complicata. Ma almeno "Lorsignori" (ci metto dentro politici, manager e quant'altri attori protagonisti della vicenda) non pensino che siamo incapaci di intendere.