Oggi faticano a sopravvivere anche coloro che hanno un lavoro. Una realtà tristissima: lavorare, a volte trasformarsi in schiavi, in cambio di stipendi da fame che non permettono di arrivare a fine mese. Basta una spesa, una malattia, il dentista, e si precipita nel nulla. Nel baratro dell'indigenza e se non hai familiari o amici che possano darti una mano non hai scampo.
Molte retribuzioni di lavori umili e di fatica non arrivano a mille euro, ma ci sono fior di professionisti, intellettuali, che superano appena quella quota, giornalisti compresi. Così in questa galassia di vite precarie e negate, capita che anche Topolino possa essere costretto a fare due lavori per garantire un futuro ai due figli, insieme a Minnie s'intende.
Questa non è una favola a lieto fine o un cartoon di Walt Disney, ma la storia tristemente vera di Roman, un giovane rumeno che campa travestendosi da Topolino al Porto Antico offrendosi per un selfie o regalando palloncini colorati a forma di spada ai bambini in cambio di un'offerta libera. Lo incontriamo in una giornata plumbea mentre vaga all'Expo in cerca di comitive e coppie con bambini. Ma oggi di pargoli a cui regalare un palloncino ce ne sono pochi. E allora lui saluta e se ne va, non può permettersi il lusso di non fare nulla: "Oggi non mi conviene rimanere qui, mi sposto al semaforo" dice togliendosi la maschera di Topolino comprata on line.
Al semaforo significa andare in un angolo di Genova a pulire i vetri delle auto per racimolare due spiccioli. Più dignitoso che chiedere l'elemosina. Prima di sparire Roman aggiunge poche parole, "vivo con moglie e figli in una località della Romania, a Genova per lavorare io e mia moglie veniamo a turno con i bus economici, i due figli invece rimangono in Romania dove vanno a scuola". Non dice di più Roman, non ha tempo: deve correre al semaforo.
Pochi minuti dopo, sempre in zona Porto Antico, davanti a un bar incrocio un cameriere che avrà oltre sessant'anni: corre come un matto fra i tavolini a portare caffè e cappuccini senza neppure il tempo di rifiatare, ha pochissimi contributi, svelerà poi, perchè per la maggior parte degli anni ha lavorato in nero. "Lavoro qui sino alle due del pomeriggio, poi attacco in un ristorante di San Fruttuoso, dove rimango fino a sera. Sì, faccio il doppio lavoro sennò non riesco ad andare avanti" aggiunge rassegnato e mesto senza scomporsi, lui che avrebbe quasi l'età della pensione.
Le sue parole fanno tristezza e inevitabilmente riportano alle mente quelle di Topolino e della sua Minnie, la giovane coppia rumena che invece il lavoro se l'è creato, se l'è inventato offrendo palloncini ai bambini, a volte anche insistendo troppo. In passato per questo mi è capitato pure di lanciargli un'occhiataccia. Ora che so chi c'è dietro quella maschera non lo farò più. Perchè spesso per capirsi basta conoscersi. Topolino e Minnie lavorano in nero, il cameriere italiano invece è in regola: eppure tutti e tre espiano la stessa pena di una vita precaria da poveri pur con un lavoro, anzi, due e in contemporanea