La si potrà criticare per quello che dice e soprattutto non dice e per quello che annuncia, che appare spesso una fiera delle banalità, ma che cosa volete che faccia? Che annunci il programma di governo del Pd che non governa? Magari prima o poi ci si aspetta da lei un piano di opposizione concreto, più di fatti che di parole. Che è ciò che manca, per ora, in Italia e anche in Liguria e a Genova.
Però Elly Schlein ha fatto quello che i suoi illustri predecessori non sono riusciti a fare o non hanno voluto fare. Ha cambiato la nomenklatura del partito, cioè le teste pensanti, facendo fuori in un batter d’occhio la “vecchia guardia” del partito, governanti per anni in posti di comando e poltrone di potere, con chiunque o quasi, spesso al traino dei grillini allora veri padroni della politica italiana e locale.
Non lo si poteva chiedere a Letta, nobile intellettuale, un drastico rinnovamento, ma a quelli prima di lui sì. Non lo hanno fatto e sono stati cancellati. Elly invece lo ha fatto, demolendo anche il suo mite avversario Bonaccini, bravissimo amministratore locale, ma soprattutto mettendo a guidare (con lei) il suo Pd dei giovani sconosciuti ai più e , si spera per loro, con idee nuove, fresche, diverse da quelle stantie dei predecessori. Persone non personaggi che da oggi vengono messi alla prova in trincea col compito di costruire qualcosa di nuovo. Elly, ha lasciato a casa tanti. Basta Franceschini che era il prezzemolo del partito qualunque minestrone gli si presentasse davanti, basta il professor Letta, basta Orlando onnipresente, basta De Micheli, Bonafé o Cuperlo, basta Guerini e Delrio, scomparsi i cattolici, addio Giovani “vecchi” Turchi, Basi democratiche. Tutto nuovo, a parte qualche infinitesimale concessione d’ apparenza, qua e là. Un po’ di Sereni, un filo di Misiani e stop!
Non c’è un ligure? Peggio per noi! Vuol dire che a giudizio della Elly non ci sono liguri adatti a ricoprire incarichi di vertice nel suo Pd, e che dalla regione che di più l’ha votata alle ultime primarie nessuno ha l’età richiesta come indispensabile chiave d’accesso nella stanza dei bottoni del nuovo Nazareno. D’altronde che cosa ci si poteva aspettare dalla più anziana regione (e città) d’Italia? Dicono i locali presi a schiaffi: “Ora ci metterà alla guida dei dipartimenti.”. Vabbé e mettiamone qualcuno, così non rompono le palle, penserà la Elly. Onestamente qualcuno dalla nostra terra sul tema dei trasporti/porti ci poteva anche stare a fare da contraltare al duo Salvini-Rixi. Se non altro perché qui da noi c’è il mare e qualche porto.
O forse si è resa conto proprio di questo, venendo in giro a Genova durante la campagna elettorale: che da queste parti manca un elemento essenziale alla politica. Che cosa, dite voi? L’opposizione. Viviamo in una città capoluogo e in una regione da anni governate dal centrodestra fortemente personalizzato di Bucci e Toti (è chiaro che vincono solo loro, non i partiti che li sostengono), candidati votati dalla maggioranza di liguri e genovesi e non si sa nemmeno chi sia il “capo” dell’opposizione. Un tempo era lo sconfitto numero uno. Come se oggi, almeno a Genova, il capo dell’opposizione fosse l’avvocato Dello Strologo, quello che ha perso la sfida diretta con Bucci. O il capogruppo (o il segretario regionale o cittadino) del primo partito sconfitto. Insomma c’era sempre un nome a cui fare riferimento. Lo sconfitto dichiarava pomposamente: “E ora vado a fare l’opposizione”. Come dice minacciosa la Schlein: “Saremo un problema per la Meloni”. Con l’arrivo, anni fa, dei Cinquestelle a fare l’opposizione non c’è stato più il Pd, ma si è formato un gruppetto nervoso e abbastanza ininfluente di pseudo-oppositori buoni solo a sparare una serie di “no” senza offrire proposte alternative concrete. Cioè senza spiegare dopo i “no” che cosa ci offrono come alternativa. Niente tunnel sotto il porto? Allora che cosa in cambio? Nessuna funivia per andare ai forti? E dunque ci andiamo a piedi? La diga così non va? E come la volete? Tutta l’opposizione è così ininfluente che anche l’informazione non segue più i lavori dei consigli comunali, che erano fonti continue di notizie.
Che cosa poteva fare, allora, la povera Elly? Arriva a Genova e in Liguria e non sa chi saranno gli oppositori che magari fra pochi anni (bisogna prepararsi prima, molto molto prima della data se si vuole provare a vincere!) dovranno contendere il potere di Toti e di Bucci che a tutt’oggi appare su scala locale come quello della Meloni su scala nazionale: senza grossi problemi di opposizione. Direte: pensare già adesso alle prossime elezioni? Perché no. Provarci almeno, verificare se esiste qualche candidabile, qualche possibile chance, nei consigli, nei municipi, tra i sindaci e gli assessori. Uno di partito, con idee sue e di partito, programmi suoi e di partito. Identificabile bene. Basta con quelli dell’ultima ora pescati fuori dopo suppliche varie e che fanno sempre fiasco e non per colpa loro, ma perché le candidature vanno costruite con cura e pazienza.
Per ora non ci sono né programmi veri, né ahimè per il ricambio democratico, nomi e cognomi. Così Elly la temeraria (se sbaglia è fregata a vita) decide da sola, anche se chiamare un ligure alla sua corte o lasciarli tutti fuori.