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Da Shangai 30 studenti per il prossimo anno: sarebbero stati 60 volte tanto quelli interessati al corso, ma ancora la città non è pronta dal punto di vista di residenze universitarie e servizi. L’altra Genova che potrebbe diventare
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di Silvia Isola

“Ma che ci resti a fare a Genova?” “Dovresti fare l’università fuori, perché non un master?” “Bella eh, ma non c’è vita alla sera, meglio Milano, meglio Bologna, meglio Torino, meglio Roma”… Quante volte mi sono sentita ripetere queste frasi negli anni. E come in tutti gli stereotipi, un fondo di verità c’è: Genova non è rinomata per l’età media di una città universitaria, non avrà la movida delle grandi città dove molti miei amici pian piano negli anni sono emigrati e per molti versi offre poche opportunità dal punto di vista lavorativo. Eppure, eppure c’è un eppure. Eppure nell’ultimo periodo ho fatto i conti che la retorica con cui noi giovani genovesi siamo cresciuti non è poi proprio così vera. Negli ultimi anni Genova ha saputo attrarre anche stranieri e persone da altre regioni. No, non sto parlando di crocieristi né di pensionati che hanno scelto di trascorrere gli ultimi anni in riviera, parlo proprio di ragazzi e ragazze che hanno scelto di trasferirsi a Genova, chi per motivi di studio, chi per lavoro, chi per amore e chi ancora per il bel clima. Eppure c’è un’altra Genova.

Per accorgersene basta girare un po’ in Centro Storico il venerdì e il sabato sera. Sì, accanto ‘ai soliti’, perché a Genova comunque si finisce sempre per conoscersi un po’ tutti e per frequentare gli stessi posti – i vicoli d’inverno, Corso Italia d’estate – spicca anche qualche accento privo di mugugno e persino chi parla uno stentato italiano e poi in comitiva si fa avanti parlando inglese o spagnolo. Ancora fa notizia la storia di chi da Milano ha scelto di mollare tutto e venire a vivere a Celle Ligure, facendo la pendolare quotidianamente fino a Genova per lavoro. O chi da artista straniera, dopo aver frequentato l’Accademia di Brera, abbia voluto mettere le proprie radici qui per trarre ispirazione dalla bellezza che la circonda.

E ci stupiamo se incontriamo chi da altre regioni o altri paesi abbia scelto proprio Unige per laurearsi e, chissà, magari trovare anche lavoro. Specie se chi l’ha fatto ha attraversato addirittura l’oceano. Fa ancora più strano vedere come tanti dal mondo abbiano deciso di costruirsi una vita qui: sui social centinaia di commenti ogni sabato alle testimonianze raccolte dalla rubrica "Finestra sul mondo" di Tiziana Oberti che ci ha raccontato di francesi, messicani, tedeschi, inglesi, giapponesi che vivono qui e che apprezzano la città.

Pensate che scoop potremmo fare allora soltanto camminando per i corridoi dell’Istituto Italiano di Tecnologia, dove tra i 1800 ricercatori che quotidianamente lavorano all’interno di questa eccellenza genovese circa il 60% proviene o dal resto d’Italia o dall’estero. E molti di loro si sono innamorati della nostra città che tra i monti e il mare e sotto una scorza ruvida all’apparenza ha tesori tutti da scoprire e una grande generosità. Un’altra Genova. A dimostrarlo le parole dei concorrenti di FameLab Genova, il talent show dedicato alla divulgazione scientifica: sul palco, la maggior parte dei partecipanti provenivano da fuori Liguria e le due vincitrici, Despoina Kossyvaki e Irene Guerriero, sono originarie rispettivamente della Grecia e della Campania. E dopo aver percorso mezza Italia o mezzo mondo per motivi di studio, hanno scelto di fermarsi proprio qui e di mettersi in gioco.

Ma anche l’Università di Genova, con un’offerta che sempre più si sta arricchendo nella direzione di corsi trasversali, è un altro grande attrattore, non solo di studenti ma anche di dottorandi che scelgono Genova per fare ricerca e per completare la propria formazione. Da Shangai arriveranno 30 studenti per il prossimo anno nel corso di ingegneria meccanica: sarebbero stati 60 volte tanto quelli interessati al corso, ma ancora la città non è pronta dal punto di vista di residenze universitarie e servizi. Questa è l’altra Genova, quella che sta prendendo forma, ma anche quella che potrebbe diventare. Ecco perché serve che qualcuno a Genova resti per investire su una città che vorrebbe la sua occasione per essere anche una città di giovani universitari, di occasioni lavorative, di eccellenze ma anche di start up, di futuro, un futuro che va costruito oggi e al più presto. Per chi vorrebbe venire qui e per chi vorrebbe tornare.