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Cancelliamo per un attimo con un colpo di spugna tutte le gaffe e immaginiamo per un istante di affidare Venere Italia (togliamo il 23 che non ha senso) nelle mani di un team under 30. L'idea, in un mondo sempre più virtuale, è potenzialmente buona...
4 minuti e 9 secondi di lettura
di Silvia Isola

Prima o poi qualcuno ci sarebbe arrivato: in un mondo di influencer, anche la Venere di Botticelli si è fatta Instagram e persino un nuovo guardaroba al passo coi tempi. Certo, chi se lo sarebbe mai aspettato che a crearle un account sarebbe stato il Ministero del turismo di Daniela Santanché, per fare una delle opere d'arte italiane più conosciute al mondo una virtual influencer, una testimonial incaricata di comunicare curiosità culinarie, posti da visitare e musica, secondo quanto promesso dalla campagna Open to meraviglia, lanciata da Enit, l'Agenzia Nazionale del Turismo. In una settimana Venereitalia23 su Instagram ha fatto 34 mila followers e migliaia di polemiche, meme, commenti di esperti in comunicazione, perché ormai siamo un po' tutti esperti in comunicazione. Un esordio che impallidisce di fronte ai numeri dei tanti creator italiani che quotidianamente raccontano già l'Italia nei propri viaggi, dal TikToker Giovanni Arena 'quello che viaggia' che conta un milione e 200 mila followers al profilo de @iweekendieri che comunque vanta un seguito di 156 mila persone. Ma tempo al tempo, del resto nemmeno Chiara Ferragni è nata in un giorno... 

Di errori ce ne sono stati, dalla mancata registrazione del dominio opentomeraviglia.it (che poi, perché mai 'meraviglia'? Forse era meglio uno scontato ma di certo internazionale 'amazing' in stile Ferragni) ai profili fake subito nati su Twitter e Facebook, dagli 'outfit' scaricati gratuitamente su shutterstock alle immagini made in Slovenia - errore che sembra essere comune a molte campagne di comunicazione - fino alle grafiche che in un mondo sempre più di caroselli dove anche piccole aziende e utenti qualsiasi pubblicano contenuti curati nei minimi dettagli. Ma delle gaffe credo se ne sia parlato già abbastanza, anche senza interrogarsi fino in fondo ad esempio sul perché creare un sito web opentomeraviglia.it, se il fine è quello di avere una testimonial riconoscibile in tutto il mondo per i social network e per i totem di aeroporti e stazioni, un qualcosa che sappia attirare l'attenzione del pubblico straniero e invogliare a prenotare una vacanza dal portale che esiste già, italia.it, tramite Qr-code. E i 9 milioni servono proprio a comprare gli spazi al di fuori dei confini della penisola: quello che forse lascia un po' a desiderare è che Venereitalia23 parli un italiano forbito, quando sarebbe stato meglio dialogasse in un semplice inglese per interagire direttamente con tutti i possibili turisti. Oppure, vedendo i dati di un turismo in gran ripresa dopo la pandemia, ci si interroga se più che in comunicazione si debba investire in qualità e servizi: ma questa è un'altra storia, non divaghiamo. 

Normale allora che piovano critiche, meme e commenti su quanto questa campagna appaia cringe, senza nulla togliere all'operato dell'agenzia Armando Testa che sul Corriere della Sera ringrazia gli utenti per il solito "Purché se ne parli". Ma cancelliamo per un attimo con un colpo di spugna tutto quanto e immaginiamo per un istante di affidare Venere Italia (togliamo il 23 che non ha senso) nelle mani di un team under 30. L'idea, in un mondo sempre più virtuale, è potenzialmente buona: abbiamo un'eterna influencer che non invecchia e che può 'volare' in ogni angolo della penisola, potenzialmente può diventare un'ambasciatrice degli eventi più importanti, può andare alla scoperta del patrimonio culturale magari accompagnata da un Alberto Angela in carne ed ossa, ma può anche mettersi gli sci e partecipare alle Olimpiadi di Milano-Cortina. Il tutto senza dover intervallare con stories sulla sua vita sentimentale con il Fedez di turno. Non possiamo negare che quest'idea non sia figlia di quell'incontro che qualche anno fa fece il giro del mondo, ovvero quello di Chiara Ferragni in visita agli Uffizi a Firenze. Ma una suggestione potrebbe essere addirittura arrivata da Genova, da una copertina ideata dai "creativi del melangolo", nota casa editrice genovese, per il libro di Lucrezia Ercoli, "Filosofia di un'influencer", dedicato a Chiara Ferragni. 

Dicevamo, se l'idea è buona, mettiamo insieme qualche millennials che possa farsi tramite con i boomers e qualche giovane della Gen Z attento a tutti gli ultimi trend del momento. Prendiamo grafici, social media manager, vr designer. Prendiamo storici dell'arte, storici, gastronomi (gli antenati dei food blogger), divulgatori, copywriters ed esperti in comunicazione. Prendiamo laureati in lingue per creare contenuti accessibili a tutti. Prendiamo i neolaureati e i dottorandi dei nostri atenei. Prendiamo videomakers e fotografi. Prendiamo ragazzi che hanno i numeri sulle piattaforme come consulenti. Diamo loro un lavoro retribuito, come dev'essere. E prendiamo anche esperti 'senior' che possano guidare con la loro esperienza in un progetto così su larga scala, ma che sappiano ascoltare le nuove generazioni. Così la campagna potrebbe costare anche 10 milioni, ma avrebbe tutta un'altra prospettiva. E renderebbe Venere Italia non un meme di una 30enne che cerca di essere glam e che finisce per prestare il volto a contesti improbabili sul web, ma un punto di riferimento, dando voce a tutti quei giovani che studiano, che accrescono le proprie competenze e che sognano un'Italia dove poter restare, vivere e lavorare, oltre che visitare come meta di vacanza

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