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di Maurizio Rossi

In questo giorno dove giustamente pensiamo e riflettiamo sull’importanza del “lavoro” mi viene spontaneo, oltre a pensare a tutti coloro che un lavoro non lo hanno, rivolgere una sentita vicinanza ai dipendenti della Samp che da mesi non ricevono lo stipendio e che non conoscono il loro futuro in questa società o in una costituenda di cui alcuni parlano forse senza avere minimamente pensato a chi è lì dentro appeso ad un filo.

Ho vissuto la Samp da quando sono nato ma ci tengo a chiarire che analoga vicinanza l’avrei per i “cugini” che però stanno vivendo, beati loro, un momento magico: sul lavoro non si scherza e non importa la fede.

Si dibatte molto di tutte le responsabilità di vari personaggi passati e presenti che hanno giocato sulle spalle della Samp portandola a questa situazione fallimentare, drammatica, di come potrebbe essere salvata con architetture societarie improbabili, tentativi di eludere i debiti “fregando” i creditori che a loro volta avranno magari dipendenti che potrebbero essere messi in crisi da questa situazione.

Pensiamo oggi a chi lavora nella Samp e vicino alla Samp e che mai avrebbe pensato di avere un posto a serio rischio, che a fine mese non riceve quanto dovuto e magari entra in grave difficoltà con conseguenze per se stesso per la sua famiglia.

Ribadisco prendiamo la situazione Samp per allargarla a tutte le altre situazioni di aziende in crisi a Genova e in Liguria che magari sono meno note ma di cui certamente ho il medesimo rispetto e a cui esprimo la medesima vicinanza.

Chi deve ci pensi e si metta una mano sulla coscienza se una coscienza ce l’ha.