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di Luigi Leone

GENOVA - La riflessione mi è venuta leggendo l'articolo di Matteo Angeli sui nuovi cassonetti "intelligenti" ma con la "bocca" troppo piccola. Certamente salteranno fuori ingegneri e tecnici di vario genere a spiegarci per quale dannatissima ragione è giusto che i nuovi raccoglitori dell'antica rumenta debbano avere un accesso così smilzo. Non discuto.

Ma chi si è studiato questa cosa ha provato a buttarci dentro la spazzatura non per uno o due giorni, bensì per settimane, mesi e anni filati? Basta un oggetto che spinga troppo ed ecco che il sacchetto non ci entra: devi riaprirlo, sistemare la cosa e ributtarlo dentro. Facile. Però scomodo, diciamoci la verità. E se sei anziano...

È che molte cose sembrano fatte apposta per complicare la vita alla persone. Prendiamo le pensiline per l'attesa dei bus. Alcune sono davvero belle, un ottimo arredo urbano. La funzionalità, però, è un altro discorso. Quelle stesse pensiline dovrebbero servire soprattutto nella stagione invernale, per ripararci dal vento e dalla pioggia.

Ri-pa-rar-ci prima di tutto. Poi meglio se sono pure incastonate a meraviglia nel disegno delle città. Invece, l'unico problema di chi progetta, costruisce e poi sceglie le pensiline sembra esattamente solo quest'ultimo! Tutta gente, ovviamente, che un bus non lo attende da mai, perché mai si è sognato di salirci sopra. Una parte dei cittadini, però, il mezzo pubblico lo usa, soprattutto nelle fasce più deboli. Vedete un po' voi...

E si utilizzano a piene mani i bancomat e i postamat. Ma ci avete fatto caso? Per diverse ore del giorno, sono in gran parte contro sole. Tu vai alla macchinetta perché devi vedere il saldo del conto, oppure i movimenti, oppure fare un prelievo, o, ancora, un versamento: invece non vedi proprio niente. Una rasoiata di luce ti impedisce  la minima azione, salvo metterti in posizioni improbabili per riuscire nell'impresa. Possibile che nessuno si ponga il problema prima di quando gli infernali strumenti vengono istallati?

Sembra proprio di no. A conferma che molto, mi verrebbe da dire tutto, sembra fatto apposta per rendere più difficile la vita delle persone. Un vero sport! L'elenco potrebbe continuare quasi all'infinito, mettendoci pure questioni ancor più serie come la denuncia dei redditi (alzi la mano chi ha provato a compilarla da solo, nonostante il pre-stilato dell'agenzia delle entrate, e ci sia pure riuscito) o certi avvisi della sanità: ti dicono che serve il modulo controfirmato dal medico curante, poi scopri che basta una autocertificazione (vedi la risonanza magnetica).

Anche noi, però, ci mettiamo del nostro. Per esempio: sull'auto, le frecce ci sono da sempre, non sono un optional e non paghi una sovrattassa se le usi. Invece no, basta transitare su un qualsiasi bivio o essere in coda ad un semaforo che può portare a destra o a sinistra e ti accorgi che se uno mette la freccia, altri dieci se ne fregano bellamente!

E che cosa diciamo a proposito di certe prenotazioni fatte e poi non rispettate, senza che nessuno si preoccupi di disdettare l'appuntamento? In alcuni casi è solo questione di maleducazione, quando si tratta di sanità alla maleducazione si aggiungono gli effetti collaterali di chi deve attendere di più quando, invece, potrebbe fare prima. Non dico che potrebbe essere questione di vita o di morte, però...

Tralasciamo, poi, ogni ragionamento sui posteggi: quelli in seconda fila sono la regola, ma puoi trovare anche quelli in terza. E non osare protestare, altrimenti ti becchi pure una raffica di contumelie. Per non dire dei parcheggi riservati ai disabili, regolarmente occupati da abilissimi! Insomma, c'è chi ci complica la vita, ma spesso ce la rendiamo più difficile anche da soli. Domanda: è così impossibile diventare un Paese normale?