Mario Paternostro ha aperto un dibattito sul Pd con affermazioni nette e anche provocatorie (leggi qui): lo fa da par suo, con l’esperienza di chi la politica l’ha conosciuta in una vita di osservatore e commentatore. Concordo con lui che la responsabilità dell’ennesima sconfitta, pesante perché ha colpito a livello locale dove finora i Democratici avevano dato il meglio, non va addebitata ad Elly Schlein.
La nuova segretaria è lì da poche settimane e chi oggi le rimprovera di non aver fatto il miracolo, molto spesso lo fa in pura malafede, magari essendo stato protagonista della rovinosa discesa dal 2015 ad oggi. Al contrario non mi convince l’invito ad un nuovo “fuori tutti”, il precedente “repulisti” dietro il proclamato ringiovanimento aveva il chiaro obiettivo di cancellare dalle radici del Pd quelle provenienti dalla sinistra e dal cattolicesimo democratico, per omologare il partito a un confuso moderatismo, quando non a pulsioni liberali. M’interessa di più ragionare sul da farsi e anche su cosa finora non ha espresso in modo convincente la nuova direzione del Partito. Il merito della Schlein tra congresso e primarie è stato di aver dato rilievo al lavoro e all’emergenza ambientale, e anche all’idea di un partito che non sia più la somma di correnti e relativi capi. Proprio su questo mi sarei aspettato uno scatto post congressuale, ma siamo sempre in tempo. Il carattere del partito non lo si definisce solo enunciandolo. Le stesse alleanze, necessarie, si fanno meglio quando sai chi sei.
Chi, come me, ha deciso di partecipare ad una fase nuova si aspetta l’apertura di un confronto ampio, aperto, si è detto una Convenzione, ma lo si definisca come si vuole. Il Pd, e tutta la sinistra europea, hanno bisogno di rileggere e interpretare gli anni duemila, le trasformazioni economiche e sociali, la rivoluzione tecnologica, i processi formativi dei ragazzi, le relazioni nel mondo, il ruolo dell’Europa, la sfida della pace. La sinistra in Italia ha un’antica tradizione di studio e di elaborazione. I materiali a disposizione oggi sono infiniti e rapidamente disponibili. E’ singolare che mentre nel mondo è diffuso l’interesse per Gramsci da noi lo si sia messo in soffitta.
Forse è tempo di creare trust di cervelli per studiare e per dare strumenti alla direzione politica. Ci sono risorse con straordinarie capacità, utilizzatele. E poi un partito deve immergersi nella vita delle persone, trovare nel lavoro di oggi i cancelli delle fabbriche di una volta, scovando le contraddizioni degli algoritmi, facendo sue le lotte per la dignità e contro lo sfruttamento. E deve dialogare con la sensibilità dei ragazzi per il destino del pianeta e offrire, come si sarebbe detto una volta, sbocco politico e fiducia, in luogo della vernice sui monumenti. E poi bisognerebbe imparare a leggere la destra di oggi, che non è quella di qualche suo esponente, prigioniero e impacciato nella sua nostalgia. E’ la destra che è scesa nelle periferie, dove non siamo più, a offrire politica, ma anche pacchi di cibo. Una destra che sa essere accattivante mentre vuol decidere d’imperio se devi mangiare la carne o i grilli, per citare solo la meno citata delle invasioni nei diritti delle persone. Una destra che in nome dell’efficienza e della libertà del fare sta tentando di riscrivere l’equilibrio dei poteri.
Davanti non abbiamo una corsa di 100 metri, ma un lungo e tenace lavoro per ritrovare le idee e i programmi. Un confronto ampio, andandosi a cercare i nuovi protagonisti, fianco a fianco con loro ricostruire rappresentanza e rappresentazione, e portare nelle istituzioni progetti condivisi e partecipati. E qui concludo sottolineando il ruolo che nelle istituzioni i rappresentati del Pd devono svolgere per dare concretezza quotidiana ad una idea di paese e di mondo, ingaggiando battaglie oggi per prefigurare e costruire la capacità di governo tra quattro anni e mezzo. E in Liguria nel 2025. Da lì usciranno i nuovi dirigenti, Mario, altrimenti resta la triste e avvilente diatriba tra capi e capetti, davvero poco attraente per tutti quelli che hanno tirato i remi in barca, e tanto più per chi ha cominciato da poco a camminare nel mondo.
*Claudio Montaldo, ex dirigente Pd