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di Luigi Leone

GENOVA - Secondo me un effetto Schlein sul recente voto amministrativo c'è stato. E in negativo. Ma concordo sul fatto che la neo segretaria del Pd sia l'ultima colpevole della sconfitta: stava da troppo poco tempo in sella, neanche tre mesi, per poterle chiedere il miracolo di invertire brutalmente la tendenza. Al di là dei sondaggi che invece, sul piano nazionale, danno il partito in recupero.

Se questo è vero, ed è vero, mi chiedo: come mai gli stessi dirigenti "piddini", i giornaloni e le televisioni schierati a sinistra, sindacati come la Cgil e simpatizzanti vari non hanno usato lo stesso metro con la premier Giorgia Meloni? Tutti costoro, che oggi sono giustamente pronti a rilevare il brevissimo corso di Elly, non hanno avuto la medesima onestà intellettuale nei riguardi di Giorgia. Difatti dopo lo stesso periodo chiedevano a gran voce che la neo Presidente del Consiglio risolvesse problemi storici del Paese!

Questa cosa non riconduce ad una pur legittima visione di parte di ogni argomento, bensì introduce il problema enorme che il Pd ha nei confronti della società reale: la credibilità. Siccome il cittadino non è scemo, ognuno fa semplicemente uno più uno e rivolge altrove la propria attenzione. Oppure non va a votare.

Il tema della credibilità è profondo, profondissimo. Eppure il Pd non sembra rendersene conto. Prendiamo la storia della Rai. Tutti i personaggi di cui sopra a gridare all'occupazione del potere da parte del centrodestra. Verissimo. Solo che prima di Meloni e soci proprio il Pd e il centrosinistra hanno fatto esattamente la stessa cosa: perché questa sarebbe una buona cosa e quella una vergogna?

E poi la vicenda è stata raccontata in modo distorto: Fabio Fazio se n'è andato perché l'amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes (scelto dal governo guidato da Mario Draghi a forte trazione Pd) neanche lo ha chiamato per rinnovargli il contratto, mentre Lucia Annunziata era stata già confermata nel palinsesto ma ha deciso di lasciare perché non condivide "nulla" con questo esecutivo. Legittimo, però, appunto, se ne va lei, non viene cacciata. Invece si tende ad avvalorare una realtà (falsa) diversa. È così ci risiamo con il problema della credibilità.

Che poi riguarda i temi dell'economia, dell'ecologia, del lavoro, della sicurezza ambientale: fino alle ultime elezioni politiche era il Pd a suonare la musica di governo, anche se non aveva mai vinto nelle urne. I suoi dirigenti, a cominciare dall'ex segretario Enrico Letta, lo hanno menato per mesi con l'Agenda Draghi: nessuno sapeva cosa diavolo fosse, in che cosa consistessero i contenuti. Poi hanno virato su altro, con disinvoltura totale, mai ponendosi però il problema che le persone fossero rimaste lì, senza capire alcunché. Una questione di credibilità.

È un requisito che non raramente difetta anche al centrodestra, solo che da questo schieramento un po' se lo aspettano anche gli elettori. Se tu parli con un "fratello d'Italia, con un leghista o con un "azzurro" nessuno tenta di convincerti che il Signore è morto dal freddo visto come stava sulla Croce. Al Pd, invece, non vengono fatti sconti, perché in quel partito tanti (non tutti, per fortuna) provano a convincerti pure dell'impossibile.

Vedi la questione delle correnti interne al Partito democratico. Tu, parlo di Elly Schlein, non puoi vincere l'Opa ostile, perché di questo si è trattato visto come si erano espressi gli iscritti, favorevoli a Stefano Bonaccini (la Liguria è stata una eccezione) e poi comunque godere del sostegno di Franceschini, Orlando e via elencando. O ti fanno schifo sempre, oppure mai. Un po' è un po' non è credibile.

Per questa ragione non sto con Claudio Montaldo, al quale riconosco una grande capacità politica, o con Marta Vincenzi (il Pd avrebbe bisogno di qualcosa di simile), bensì con Mario Paternostro: almeno in Liguria, tutti i responsabili del disastro Pd, la cui crisi viene da molto lontano, facciano fagotto. Largo ai nuovi e soprattutto ai giovani, poi vediamo che succede.

A ben vedere è lo stesso suggerimento che si potrebbe dare a Elly Schlein: provaci a rivoltare il partito come un calzino, con coraggio e soprattutto con credibilità. Vuoi andare più a sinistra perché in questo credi? Fallo, ma senza i Franceschini di turno, perché non c'entrano niente. Se, invece, sulla guerra dici che vuoi sostenere l'Ucraina, ma anche che non vuoi usare i fondi del Pnrr per fornire le armi, allora lascia perdere. Il "ma anchismo" non funziona e se Elly vuole la conferma basta che si rivolga a Walter Veltroni, guarda caso un suo predecessore. Mica tanto fortunato.