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Naturalmente per Bper aver ottenuto l'esclusiva del negoziato non significa aver già acquisito Carige
2 minuti e 52 secondi di lettura
di Luigi Leone

Alla fine, dunque, ha prevalso il buon senso. E Bper (Banca popolare dell'Emilia Romagna) ha ottenuto il negoziato in esclusiva per acquisire Banca Carige. Buon senso perché il Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), principale azionista dell'istituto ligure, ha compiuto questa scelta mettendo insieme la proposta economica con tutto il resto, che si concretizza essenzialmente in due elementi.

Il primo: una certa garanzia sui livelli occupazionali, perché sostanzialmente Bper prevede per Carige di compiere scelte in fotocopia con il piano industriale genovese (su cui era già stato raggiunto un accordo con le organizzazioni sindacali).

Il secondo elemento: la perfetta fusione fra Bper e Carige, visto che le due banche sono molti forti su territori diversi senza alcun tipo di sovrapposizione, circostanza che sarebbe stata tutta da verificare se la scelta fosse caduta sul Credit Agricole, che in Liguria possiede già Carispezia (meglio: ciò che ne resta dopo l'acquisizione da parte dei francesi).

C'è poi un fatto non secondario, che anzi nella visione di Bper, controllata da Unipol, è preponderante. Acquisendo Carige, l'istituto guidato da Piero Montani, che è stato anche amministratore delegato della banca ligure, si prenderà 22 miliardi di asset, 800 mila clienti, 11 miliardi di prestiti e 370 filiali. In questo modo potrà dare vita al terzo gruppo bancario italiano e potrà farlo attraverso delle sinergie che mettano a fattor comune Bper, Carige e Polare di Sondrio (appena diventata una Spa). In pratica, nascerebbe un gruppo posizionato come avversario diretto di Bpm, il che darebbe una scossa salutare a tutto il mercato in chiave di concorrenza. Senza dimenticare, a proposito di concorrenza, che Bpm in Liguria è molto presente avendo acquisito, a suo tempo, il Banco di Chiavari.

Naturalmente per Bper aver ottenuto l'esclusiva del negoziato non significa aver già acquisito Carige. Formalmente, anzi, è solo il primo passo. Nel senso che adesso l'istituto di Modena e il Fitd ragioneranno su tutti i numeri di Carige e su quelli che dovranno essere messi a punto affinché l'operazione vada a buon fine. Il closing è atteso nel giro di poco tempo, comunque entro il 30 giugno, data entro la quale si può usufruire del vantaggio fiscale sulle imposte differite attive (circa 380 milioni). Comunque, dopo essersi tanto speso per arrivare a questo punto, appare improbabile che Bper non metta sul tavolo tutte le carte necessarie per portarsi a casa la banca ligure.

La quale, da parte sua, ha molto migliorato i risultati negli ultimi semestri, è tornata in Borsa e pur avendo ancora bisogno di una ricapitalizzazione (almeno 400 milioni dice la Bce, a prescindere dalle nozze) certamente non è più "una banca da salvare", come va giustamente ripetendo il suo amministratore delegato Francesco Guido. E, di sicuro, ha prospettive più rassicuranti con Bper.

Il Credit Agricole, invece, ha dimostrato nel tempo (con Carispezia, ma anche con i suoi comportamenti complessivi) di ragionare da grande gruppo bancario internazionale, poco incline a preservare i legami positivi sui territori dove arriva. Rispettabili, ci mancherebbe, ma è una questione di logiche che male si adatterebbero a una realtà come Carige, la cui storia è saldamente legata agli imprenditori e alle famiglie liguri.

E poi, diciamocelo con franchezza, non è che finora i francesi abbiano dimostrato di avere molto rispetto dei cespiti italiani su cui hanno potuto mettere le mani. Né hanno dimostrato reciprocità quando sono stati gli italiani a tentare di acquisire realtà d'Oltralpe. Anche da questo punto di vista, la scelta del Fondo interbancario appare di buon senso. Ora, tutti si impegnino affinché Carige abbia il futuro che la sua storia merita.