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di Luigi Leone

Per legge, anche il peggiore dei delinquenti ha diritto a un avvocato difensore. E ad un equo processo. Secondo alcuni esponenti della minoranza consiliare regionale ligure, invece, non meritava neppure un minuto di silenzio il ricordo della scomparsa di un uomo che per quattro volte ha rivestito la carica di Presidente del Consiglio e che come imprenditore e come politico ha segnato la storia del nostro Paese.

La contesa politica, cioè, non si è fermata neppure davanti alla morte. Posso dirlo? Una vergogna! E attenzione: nessuno pretendeva e pretende che chi non ha condiviso nulla di Silvio Berlusconi cambiasse improvvisamente opinione. Semplicemente si chiedeva che davanti alla morte ognuno riponesse le proprie ragioni e si soffermasse con un minuto di raccoglimento nel ricordo di quella figura. Anche per ribadire, in quei sessanta secondi, il proprio totale dissenso, la propria assoluta distanza dall'operato di quell'uomo che se n'è appena andato.

Invece no. Si è preferito utilizzare a fini politici persino un momento del genere. La giunta ha risposto duramente, abbandonando l'aula. Una replica di pancia. Comprensibile, da un certo punto di vista. Ma non so se sia stata quella giusta. Perché anche in tal caso vale il principio che davanti alla morte bisogna avere il coraggio di fermarsi. Quell'abbandono dell'aula, allora, poteva valere in altre circostanze, mentre stavolta non sono affatto sicuro che sia stata la risposta giusta.

Temo che la verità sia semplicemente un'altra: la politica, tutta la politica, ha perso una occasione di comportamento. Ci sono anche motivazioni come questa a tenere lontani i cittadini dall'esercizio del voto. Ad ogni tornata elettorale, tutti i partiti si stracciano le vesti guardando i dati in crescita dell'astensionismo. Ma domando: qualunque opinione uno possa avere, come può scegliere chi lo rappresenta tra persone che non sanno fermarsi neppure davanti alla morte?