Sono cambiati i rumori di Genova? Domanda retorica. Sono cambiati eccome! Auto, bus, furgoni, moto hanno alterato il sentimento della città in alcuni suoi luoghi più affascinanti. Le salite, soprattutto. Quelle salite amate e cantate dai poeti, via Caffaro, via Palestro, via Assarotti. Quando sono nato io, alla fine degli anni ’40, non ronzava forsennatamente come oggi e la fioriera di piazza Corvetto, difesa dalla villa del Di Nego e dal baluardo dell’Acquasola, era la grande vasca della città. I nuovi rumori sono sibilanti e metallici, frastuoni di clackson, sirene laceranti, che sono sopraffatte dal grido dei gabbiani, dal verso dei pappagalli. Mancano i gatti che non miagolano nemmeno a Boccadasse per Gino Paoli, perché non esistono più.
La Sopraelevata suona, sosteneva una ventina di anni fa un simpatico architetto genovese che era riuscito, dopo una paziente auscultazione notturna a captarne le note e a ricostruire un pentagramma determinato, a dire dell’attento osservatore, dal passaggio della tramontana o del libeccio tra i pilastri d’acciaio della strada a mare. Il vento li fa “tendere”, raccontava, e questi suonano come un’arpa pizzicata bene.
Non vogliamo cancellare anche la musica del vento che sviolina la Sopraelevata?
A parte alcune suggestioni scherzose, sono convinto che eliminare la Sopraelevata sarebbe un grande errore, anche se probabilmente l’immagine di piazza Caricamento “pulita” ci guadagnerebbe. Ma le conseguenze di una decisione drastica sarebbero pesantissime.
Genova è lunga e stretta e non ha circonvallazioni come le città di pianura, né quelle tangenziali che sgravano del traffico pesante i centri urbani. Non ha alcuna altra possibilità di essere attraversata che la strada a mare o via Venti Settembre. Tutto si riversa orrendamente proprio a Corvetto, soffocando la piazza di automobili, bus ,camion come una caotica e ingovernabile rotonda.
Togliere la Sopraelevata significherebbe paralizzare Genova che, invece, dovrebbe essere sempre di più svuotata dalle automobili e consegnata ai pedoni. Ma per fare questo ci vuole un coraggio incommensurabile.
Mi associo, quindi, alla proposta di Maurizio Rossi: attendiamo gli esiti del tunnel sub-portuale i cui lavori stanno per cominciare. Attendiamo, e se davvero sarà realizzato nonostante le molte complessità, poi sperimenteremo la sua efficacia. Così, se dopo un ragionevole periodo di prova il tunnel subacqueo davvero scaricherà il grosso del traffico si potrà pensare a una parziale riduzione della Sopraelevata.
Tafazziano distruggerla oggi senza reti di salvataggio. Restauriamola, invece, che ne ha tanto bisogno. E godiamoci ancora per qualche anno la musica dei piloni-violini.
Lasciandoci convincere dalla poesia di Adriano Guerrini che mi manda il professor Francesco De Nicola.
“Qui, sembra ieri, la strada non c’era
mentre la città sempre più soffocava.
Sembra ieri. La città è molto cambiata,
più grande, più fitta di ferro e cemento.
Questa strada non c’era. E neppure c’era
la ruga sul tuo collo che oggi ho veduto.
Corriamo. Le macchine ci vengono incontro
dall’altra parte, con le luci accese.
Quella ruga non c’era. Corriamo. E’ notte.
Corriamo: gli anni, le città, le galassie.”.
(da “Jon il groenlandese”, 1974)