La notizia di uno spot sulla sicurezza stradale pagato da Autostrade per l'Italia ma ha molto contrariato: intendiamoci, tutto quello che si fa per spingere gli automobilisti, specialmente i più giovani, a tenere comportamenti prudenti alla guida è ben accetto. Gli oltre 3mila morti mietuti dalle strade italiane ogni anno sono un'inutile strage e lavorare sulle coscienze per evitarla è un bene. E' male, però, che l'iniziativa parta dal concessionario delle nostre Autostrade. Che, è il caso di dirlo senza infingimenti, è il responsabile morale di una parte non trascurabile degli incidenti che avvengono sulla sua rete.
La Liguria ne è la dimostrazione più tangibile: il numero degli incidenti che avvengono qui è il più alto in rapporto ai chilometri di autostrada. La ragione è intuitiva: i cantieri sono il primo pericolo per chi va per strada, gli scambi di carreggiata continui, i restringimenti, i birilli sparsi ovunque sono una vera trappola. E' qui che si concentra il maggior numero di scontri mortali ed è rimuovendo questi ostacoli che si migliora la sicurezza, non finanziando una pubblicità.
Autostrade per l'Italia, al netto di molti dirigenti che sono rimasti in servizio dalla precedente gestione, ha cambiato proprietà: non è dunque corretto porre in capo ai nuovi soci le responsabilità dei vecchi e sono il primo a sostenerlo. Però nella comunicazione ci sono dei limiti: le colpe dei padri non ricadono sui figli ma questi non possono dimenticare da dove arrivano. E lo stesso vale per le aziende.
I cantieri e la loro scia di morte rendono pericolose le autostrade perché la manutenzione è stata tralasciata per anni: ciò che Autostrade deve fare è quindi chiudere quei lavori nel più breve tempo possibile, liberare il territorio e ripristinare corrette condizioni di circolazione. Così si salvaguarda la nostra incolumità.
Se poi Autostrade, che anche nella nuova configurazione continua a fatturare miliardi e accantonare patrimoni, desidera finanziare una campagna della Polizia Stradale, compie un atto meritorio: ma deve farlo con la discrezione dei veri mecenati, quelli che fanno beneficenza senza dirlo a nessuno. Nessun comunicato con la sigla Aspi, niente marketing sulla sicurezza (che è una cosa che fa ridere): dovrebbe limitarsi a fare un regalo a chi la sicurezza la promuove davvero ogni giorno, cioè ai poliziotti che pattugliano, rischiando la vita, le tratte di tutto il Paese.