Dunque il compagno Natale neo eletto segretario regionale del Pd ligure ha cominciato a lavorare. Incontri, incontri, popolo qua e là. L’ascolto è giustamente la mossa più corretta per dare il via a un’impresa complicata (la ricostruzione di un partito della sinistra), in una fase storica difficile da leggere con i normali canoni. Per dirla semplicemente: non ci si capisce più niente. Comincio a pensare che si senta pesantemente l’ assenza nel dibattito politico del pensiero di quella abbondante metà di italiani ( e quindi anche di liguri) che ha scelto di non andare alle urne! Quindi spero che il segretario Natale provi in questa operazione: riportare a votare almeno una buona parte di compaesani. Se restiamo a Genova direi molti, moltissimi di quei quartieri popolari, operai come si definivano chiaramente anni fa, che rimanendo a casa hanno fatto vincere il centrodestra anche a Voltri o in Valbisagno.
Mi ha lievemente allarmato qualche sua dichiarazione (pochi giorni fa anche nell’intervista di Giorgia Fabiocchi a Primocanale) circa l’urgenza del programma rispetto a quella della scelta di chi diventerà fra un anno e mezzo l’avversario del governatore Toti o di chi l’alleanza di centrodestra sceglierà per rivincere in Liguria. Ma pazienza. Mi auguro che ci ripensi e entro Natale 2023, Natale faccia una rosa di nomi. Li chieda nei tanti circoli del partito, non in primarie alle quali partecipano anche i non Pd. Si consigli nella ex rossa Sarzana, o nella ex rossa Sestri Levante, o nella rossa Savona della “Lezione Russo” o a Genova salendo le vallate del Cerusa, del Polcevera, del Bisagno, per citare quelle più grosse, dove qualche “compagno-a” fornito di esperienza esiste ancora.
E soprattutto, fra poche settimane, sfrutti, sì uso questo brutto termine, le gloriose Feste dell’Unità per avere oltre che suggerimenti sui problemi locali, anche qualche buon nome.
Già, le Feste dell’Unità. Ogni tanto vado a rileggermi e riguardare il bel libro che scrisse anni fa Silvio Ferrari con le immagini del fantastico Giorgio Bergami edito dall’editore De Ferrari. Si intitola “Feste di popolo” e racconta che cosa furono, dal 1955 quando c’era alla guida del Pci il genovese Togliatti (centenario della nascita quest’anno) in avanti fino al fatidico 1989 l’anno della liquidazione del nome da parte di Achille Occhetto.
Alle Feste più recenti (intendo quelle dalla metà degli anni ’70 in su) andavo come giornalista. C’erano vecchi e giovani che si parlavano, discutevano e magari litigavano. Da questi incontri nascevano proposte, idee, nomi.
Il popolo ascoltava e si faceva sentire senza timori reverenziali. Poi arrivavano i leader nazionali. Dalla Iotti a Tortorella, da Berlinguer a Natta, da Occhetto a Bersani, da Violante a Fassino, da Vendola a Veltroni.
Non sarebbe male se gli organizzatori contemporanei delle feste liguri invitassero anche gli ex a parlare e a discutere. A consigliare la classe dirigente in servizio, a stimolarla. Penso a Claudio Burlando attivo sui temi strategici del territorio con la sua super-chat Vasta Liguria, penso a Marta Vincenzi che deve essere ampiamente risarcita dal partito, a Mario Tullo sempre pacatamente attivo e popolare, a Mario Margini e Ubaldo Benvenuti, motori della Fondazione Diesse, a Claudio Montaldo che è tornato tenacemente a fare il civico amministratore proprio nella delicata campagna del Polcevera che sta riscoprendo nuove occasioni produttive anche nell’agricoltura. Vorrei che Natale li portasse al tavolo insieme ai giovani che stanno facendo cose: da Simone D’Angelo a Katia Piccardo, da Federico Romeo presidente del municipio valpolceverasco a Armando Sanna, abile “coltivatore” di consensi, da Vittoria Canessa a Viola Boero da Fabrizia Pecunia a Andrea Visentin, da Luca Garibaldi a Matteo Longo.
Tutti insieme, mescolati, confusi.
Magari con la presenza intellettuale di un Silvio Ferrari e un Luca Borzani e quella esperta di Anna Maria Furlan.
Tra i banchetti della grande tradizione della “cucina rossa” dove dovranno trionfare (uniche vestigia della sinistra genovese mai sconfitte!) le imprescindibili focaccette di Crevari, magari al seguito del professor Valter Ferrando, capo storico, nonostante tutto, del mitico Politburo crevarese……