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di Elisabetta Biancalani

Dal 2020, esplosione della pandemia, credo che chiunque abbia figli tremi al trillare del telefonino che avverte dell’arrivo di un messaggio su whatsapp, ansia direttamente proporzionale al numero di figli. Che sia la chat della scuola o dello sport, potrebbe annunciare che c’è un positivo, o due, che poi dopo qualche ora magari si trasformano in tre o più. Questo significa due cose: avere i figli a casa in didattica a distanza, a seconda del numero di contagiati e della scuola che frequentano, a seconda che siano o no vaccinati, ma significa anche, per i non vaccinati completi, doverli tenere a casa per dieci giorni, anche se asintomatici. Nell’equilibrio di una famiglia sono problemi non da poco, perché se non si ha la possibilità di fare smartworking, o di “piazzare” i pargoli da qualche parente (peraltro in quarantena sarebbe vietato mettere piede fuori dalla propria casa, anche in auto), ecco varie ipotesi:

1) o si paga una baby sitter con calcolo presto fatto: ipotizziamo 10 euro all’ora per 8 ore al giorno per 10 giorni da cui togliamo – se si è fortunati – sabato e domenica – ecco che fa 640 euro! Mica è fantascienza, sono i conti in tasca, la dura realtà.

2) Ma ecco che la legge viene in aiuto ai genitori, dando la possibilità di stare a casa con il 50% di stipendio per il tempo della quarantena. In questo caso la cifra persa è certo più modesta di quella che si darebbe alla baby sitter (che, tengo a specifica, benedico come figura professionale!).

Ma una volta deciso quale percorso scegliere, non tutto, comunque, è destinato ad andare liscio: nei racconti che ho raccolto in questo periodo c’è una casistica di caos varia e disarmante. Spessissimo ai genitori non arriva né dalla Asl né dalla scuola (a cui peraltro non compete), il certificato che attesta l’ingresso dei bambini in quarantena. Le scuole scrivono nei vari sistemi informatici di comunicazione con i genitori (tipo Classroom o simili), il giorno in cui i bimbi entrano in Dad (didattica a distanza) e in quarantena e annunciano che arriverà, per il provvedimento sanitario, la comunicazione della Asl in tal senso. Ma questa, ripeto, quasi mai arriva e i genitori si trovano a dover giustificare ai datori di lavoro l’assenza per assistere i bimbi in quarantena (secondo la legge che ho citato sopra) ma senza avere un foglio in mano che lo dimostra. Ma è follia! Non sto condannando le Asl, perché immagino siano oberate dal lavoro, falcidiate come tutti dalle assenze per Covid e senza personale potenziato, ma prendo atto della situazione dal punto di vista dei genitori.

Inoltre, a rigor di logica, se non arriva alcun provvedimento di quarantena della Asl, nessuno sarebbe tenuto a stare in quarantena solo in base a una comunicazione della scuola, che non è competente in materia! Sta al buon senso dei genitori.

Peraltro, trascorsi 5 giorni con i bimbi asintomatici (dico 5 perché è il tempo in cui la malattia si potrebbe presentare a partire dall’ultimo contatto con il-i positivi, e lo dimostra il fatto che proprio dopo 5 giorni viene fatto fare il tampone di controllo a chi ha il vaccino non completo nelle nuove regole sulle quarantene), mi domando se sia sensato continuare a obbligarli in quarantena, chiusi in casa, sedere sul divano, testa nel telefonino oppure occhi alla tv, invece che portarli, armati di Fp2, a fare una passeggiata vicino al mare, in campagna o in città, insomma, credo che bisognerebbe rivedere la normativa anche alla luce della mutazione del virus che è più contagioso ma meno aggressivo.

Ora mi domando: ma se tu porti tuo figlio asintomatico a fare un giro con la mascherina Fp2 indossata, oppure lo porti “di nascosto” a fare la quarantena diurna dai nonni (per i motivi che ho spiegato sopra) e ti “beccano”, ti devi sentire un criminale? E magari ti denunciano penalmente mentre a un ultra50enne che ignora l’obbligo vaccinale fanno una multa da 100 euro una-tantum, cioè una volta sola, e arrivederci e grazie! Ma scherziamo? E sia chiaro che non sto incitando nessuno a violare la quarantena, ma voglio far riflettere su norme contraddittorie e fuori contesto, ponendo esempi di vita.

 

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