Prima Luca Pastorino, l’altro ieri Sergio Cofferati. Il rientro nel Pd della Schlein sembra ossigenare quel consistente gruppo di fuggitivi che se ne andò con la gestione Renzi perché proprio non si trovava nelle nuove linee del partito. Erano quelli dello “scisma dei 200”, clamoroso e partito da Genova, che segnò pesantemente la vittoria di Toti in Liguria. E’ un segnale che, forse, il nuovo segretario regionale nel partito ha capito tanto da fare anche la “pace dei porcini” (se sbaglio fungo Burlando mi bacchetta) proprio con l’ex leader assoluto del partito a Genova e in Liguria.
Ha ragione il mio amico Franco Manzitti quando mi fa osservare che Cofferati è stato una grande occasione perduta dell’ultima ventata di sinistra genovese. Arrivato a Genova per sposarsi e abitarci, i dirigenti del Pd di allora non hanno capito che poteva essere una forte risorsa, un voltapagina per la sinistra abbastanza disorientata: leader sindacale di prestigio, poi sindaco di Bologna e europarlamentare. Macché. A Genova lo hanno praticamente ignorato, non tanto per ignoranza politica, quanto per paura di essere surclassati. Perché allora Sergio Cofferati aveva un bel carisma e si era confrontato con tutti i grandi esponenti dell’industria italiana. Un vero leader nazionale, che tafazzianamente il Pd post-Burlando ha ignorato per fedeltà al micidiale principio del “maniman”. “Che se vince quello, maniman chissà noi che cosa facciamo…”.
Ora è tardi, non è più il tempo e soprattutto credo che Sergio abbia altri interessi, ma la presenza di Cofferati dentro il Pd è sempre un marchio. Staremo a vedere se i dirigenti attuali lo capiranno o no, se gli chiederanno qualche consiglio o no. E’ importante a livello nazionale come è stato importante il ritorno di un leader della stazza di Bersani, ma anche e soprattutto a livello locale.
Perché è bene che qualche buon compagno spieghi alla Schlein, che qui qualche personaggio di peso c’era eccome, ma è stato oscurato, messo all’angolo. Così che la neo segretaria, già abbastanza presa da una situazione contingente molto complicata, si metta al riparo da altre sorprese locali.
Nessuno pensa che il Pd per sopravvivere debba rinvigorirsi con l’esperienza dei “nonni”, (mi criticano perché guardo sempre al passato…) ma il fatto di averli nei circoli e, perché no, in qualche posto importante del partito potrebbe essere molto utile. La mia speranza è che torni “militante”, anche Marta Vincenzi, trattata male dal partito quando venne coinvolta nella vicenda dell’alluvione del 2011. E che questa “memoria” del partito che stravinceva a Genova abbia l’ascolto che si deve a chi governava dopo aver preso i voti. Quello che accade oggi a Marco Bucci con buona pace degli oppositori che lo attaccano su tutto. Comincino a riprendere i voti intanto!
Ha detto Cofferati al giornalista Matteo Macor una frase molto interessante che dovrebbe diventare la linea guida del partito che vorrebbe rappresentare la sinistra: “Più giovani, più presenza e cultura femminile. Il ricambio generazionale è naturale, ma va accompagnato. E chi ha una storia, si renda disponibile a passarla ad altri”. Proprio il “passare una storia ad altri” è una iniziativa stimolante. Anche perché questi compagni del passato, possessori di una “storia”, sapevano parlare e farsi capire dalla folla e anche nei club riservati di coloro che contavano, mentre quelli di oggi hanno spesso problemi a farsi comprendere. Altro che stare sulle piazze. Credo, per esempio che sui temi del lavoro un signore come Cofferati abbia da insegnare (sì, utilizzo proprio la parola “insegnare”) non soltanto a quelli che hanno le sue idee, ma anche ad altri.
Dunque stiamo a vedere che cosa succederà.
Nel partito pare che ci sia un po’ di subbuglio. E ti pareva che non ci fosse! I riformisti si riagitano. Li capisco. Ormai appaiono tagliati fuori tanto che qualcuno sussurra non so se per scherzo, che prima o poi si rifarà una Democrazia Cristiana!
L’aria delle Europee comincia a ventilare, cominciano a girare anche i nomi, soliti nomi, ma anche nomi nuovi. Ma cominciano a girare anche venticelli che avvicinano le regionali e addirittura le elezioni comunali, quando Marco Bucci non potrà più ricandidarsi a meno che non venga modificata la disposizione dei due mandati e stop. E senza Bucci candidato la prospettiva di farcela per la sinistra (rinsavita?) diventerebbe più realistica.
Intanto prepariamoci alle Europee che prossimamente saranno una prova del 9 per tanti personaggi: Meloni e Salvini primi fra tutti, ma anche Forza Italia senza Berlusconi e certamente il Pd guidato da Elly se la giovane segretaria si circonderà di qualche saggio, (anche Cofferati andrebbe benissimo) che possa darle una mano sia a scegliere i percorsi, i nomi, che a farsi capire dagli italiani.
Non era facile trovare bravi candidati per le Europee dieci anni fa, figuriamoci adesso. Vedremo se i nuovi dirigenti tireranno fuori qualche buon nome o se si adatteranno ai soliti giochetti che, fortunatamente, gli elettori hanno capito.