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di Franco Manzitti

Ogni tanto bisogna urlarlo che il “Re è nudo”, come avviene nella famosa favola di Andersen. Lo si fa per smascherare in tutta evidenza qualcosa che è sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno ha il coraggio, appunto, di svelare, annunciare, manifestare.
Oggi a Genova il re è nudo perché nessuno dice chiaro che il “Terzo Valico”, atteso a Genova da 110 anni non ha ancora, dopo decenni e secoli, una data certa di conclusione dei lavori, da tanto tempo annunciata, rimandata, complicata, infinita.
Senza contare che quella conclusione riguarda solo una parte del “Terzo Valico”, la famosa galleria di 35 chilometri nell’Appenino tra Novi Ligure e Genova.

Mentre l’altro pezzo, fino a Milano, fondamentale per la effettiva realizzazione dell’opera, è un progetto e niente più. Come Maurizio Rossi continua a denunciare indefessamente da anni. Indefessamente e, ahimè, quasi inutilmente.

Seguo “Il Terzo valico” anche per motivi personali e famigliari dal 1988, anno in cui l’idea di un collegamento ferroviario veloce tra Genova e Milano fu rilanciata e “vestita” con la costituzione delle società CIV e COCIV e imposta a un sistema politico-economico che accettò tra mille difficoltà. Da allora, venticinque anni fa, un quarto di secolo, e soprattutto dal 1990 in avanti abbiamo assistito a tutto: quattro, cinque inaugurazioni dei cantieri, lunghe sospensioni, rimodulazioni come quella decisiva della invenzione dei “lotti costitutivi”, che permettevano di finanziare e procedere “ a puntate”.

Su quella linea ferroviaria veloce in costruzione si è visto di tutto fino alla talpa insabbiata a pochi metri dall’arrivo: scioperi, interruzioni dei lavori, fallimenti di società appaltatrici, indagini della magistratura, cambi di società, ripartenze, scoperte dell’amianto oltre i limiti previsti…..
Mentre gli svizzeri hanno “bucato” le Alpi più volte per realizzare infrastrutture che creino veramente una rete europea noi siamo “insabbiati” in quella galleria, come l’esercito italiano nella guerra di Africa.

Ma nessuno ha il coraggio di dire che il re del Terzo Valico è nudo.
La data della fine lavori si sposta sempre in avanti, ora la lancetta si ferma al 2026, perché quella è una data obbligatoria in conseguenza del PNRR. Ma vedrete che si troverà un sistema per andare ancora in avanti.
Eppure il “Terzo valico” è l’opera chiave, nella sua interezza Genova-Milano, per cambiare veramente lo sviluppo di Genova. Possono portarci pure papa Francesco nella galleria, con l’elmetto sulla testa, per dimostrare che si va avanti. Non basterebbe. Ne abbiamo visti di caschetti illustri sotto le volta del grande tunnel che non finisce mai! Sorrisi, foto, selfie, abbracci, articoli entusiasti e poi tutto come prima….

Ma il Re è nudo anche agli Erzelli, dove da più di venti anni aspettiamo che finalmente arrivi la facoltà di Ingegneria, che nel frattempo non si chiama neppure più cosi. Abbiamo visto oramai una sequenza di illustri Rettori dell’Università genovese e di presidi di quella Facoltà raccontarci le favole su questo trasferimento.
Mentre a valle della collina, che dovrebbe diventare l’Eldorado genovese, Carlo Castellano, “il visionario”, continua a spingere per completare una operazione infinita, che ha cambiato solo un po’ il profilo della “vetta”, con gli insediamenti di qualche azienda, quel bel prato verde diventato lo sfogo domenicale dei ponentini, ma dove i futuri ingegneri e anche i pazienti, probabili, eventuali, ipotetici del grande Ospedale moderno non si vedono neppure con i binocoli.
Qui il Re è nudo perché, come nel caso del “Terzo Valico”, sono non decenni, ma lustri che ci sentiamo annunciare la data del Grande Trasloco di Ingegneria, ma questo non avviene mai.