Sei giorni. Una settimana scarsa, da oggi a sabato pomeriggio, da Genova ad Ascoli, la partita del su o giù, nel senso sulla panchina o giù dalla panchina. Una fiducia dimezzata, una fiducia-non fiducia. Una specie di siamo con te ma non troppo. E il beneficiario di questa fiducia condizionata, col timer che gira e le riunioni in società che vanno avanti è, naturalmente, Andrea Pirlo. Di cui domenica sera, a “Liguria Calcio” su Primocanale, decine di messaggi chiedevano il licenziamento. Comprensibilmente, perché la Sampdoria è inguardabile e la classifica è preoccupante, oltreché deprimente. Mai così in basso. Mai una serie di delusioni così lunga, quasi infinita. Non fosse che di questa Sampdoria Pirlo non è l’unico responsabile o il responsabile principale. Il più facile da individuare sì. Ma Andrea Pirlo, oggi, è la punta dell’iceberg. Il resto è sott’acqua. E le parole che vengono in mente, oggi, sono proprio le sue, nelle ore conclusive del mercato. Quando, il giorno prima, sottolineò che la squadra era incompleta e alcuni ruoli andavano coperti e pochi giorni dopo, in conferenza stampa, spiegò che andava bene così, che quella era la squadra. Mettendoci le parole e la faccia. Non pro domo sua, ma per senso di correttezza verso la società. Ma che il mercato sia stato incompleto, che certe situazioni (Falcone, innanzi tutto) potessero essere gestite diversamente, certi obiettivi annunciati e clamorosamente falliti è vero come il fatto che tutta la nuova Sampdoria è stata costruita sull’incertezza, sulla scommessa di azzeccare la capacità dei manager (e, lo ripetiamo, ci piace la pulizia di Legrottaglie, come il senso di appartenenza di Mancini junior, ma l’esperienza di un manager navigato non s’inventa in poche settimane), la capacità di adattamento a un campionato nuovo dell’allenatore e la possibilità reale di concretizzare la voglia di riscatto o di affermazione di giocatori maturi o giovanissimi. Insomma, una Sampdoria-roulette, per non dire roulette russa.
Questo è lo scenario che tutti, ormai, conosciamo. E, alla luce di tutto questo, si inizia a comprendere molto bene i motivi del no di Grosso, l’estate scorsa. Poi c’è lo specifico. E lo specifico è che, contro il Catanzaro (un tiro due gol), il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto, anche se poco sarebbe cambiato. Il particolare la prova del campo dice che il cambio di modulo, dal 4-3-3 al 4-4-2 ha il principale risultato di tenere più lontano dalla porta e far stancare maggiormente Pedrola (sperando in una rapida guarigione): Pirlo dice due cose giuste in sede di commento: primo, che la paura condiziona il gioco; secondo, che certi risultati si difendono con il sangue agli occhi e il cuore in mano. Vera la prima osservazione: la Sampdoria d’inizio campionato cercava il fraseggio per l’imbucata, oggi balbetta possesso palla a bassa velocità perché attanagliata dall’incubo dell’errore fatale; vera la seconda: se trovi un gol su rigore e lo festeggi davanti alla panchina tutti insieme appassionatamente, non ti addormenti al primo, successivo, cross avversario.
Ora, detto che Pirlo ha certamente delle colpe, che nel calcio paga chi è più esposto e rimarcato che, in questo momento non ci sono altre mosse possibili, restano due sole soluzioni possibili, se ad Ascoli non arriverà l’auspicato colpo di coda: cercare il sostituto più adatto (Inzaghi verosimilmente, se accettasse, più che Iachini amato dai tifosi o il pluriesonerato Liverani) o dare una fiducia vera, senza se e senza ma, a Pirlo. Ovvero: abbiamo scelto lui e andiamo avanti con lui. Certe volte un gruppo si compatta anche così.
In tutto questo, però, manca una cosa. Ed è quello che spetta ai 18.229 abbonati che hanno dato fiducia incondizionata e per ora non ripagata al progetto della società ed è dovuto alla mezza città del calcio di fede sampdoriana, che ha diritto di capire molte cose: quali sono le linee guida del progetto; se esiste veramente il favoleggiato piano quinquennale di risalita in serie A (in due anni, era filtrato) e ricollocazione in zona Europa; come sta procedendo l’operazione closing e il piano di risanamento; se ci sono finanziatori pronti a garantire un salto di qualità di disponibilità economiche alla società; se il mercato di gennaio sarà finalizzato a un congruo consolidamento della rosa attuale; e, infine, ma è il primo punto: dove vuole arrivare in campo la Sampdoria 2023-24? Perché, diciamolo, non sono pochi i tifosi cui comincia a ronzare nelle orecchie quel tarlo: e se fossimo ripartiti dal fallimento e dalla D….
Cattivi pensieri. Cui servono risposte chiare, oneste, esaurienti. La nuova proprietà, finora, ha scelto il silenzio, forse per motivi di opportunità, legati al passaggio di proprietà non ancora completato. Se così è, basta dirlo e delegare un manager (Legrottaglie?) a parlare.
Insomma, si può parafrasare Nanni Moretti e il suo: di’ qualcosa di sinistra. Radrizzani, di’ qualcosa di Sampdoria. O fallo dire da qualcuno di tua fiducia.