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di Franco Manzitti

Cosa ci aspettiamo tutti, vecchi e nuovi osservatori,  davanti alle prossime elezioni regionali del lontano, ma anche molto vicino, anno 2025? Ovviamente di assistere finalmente a un bel duello tra centro destra e centro sinistra, o come cavolo li chiameremo in quel momento.
Garanzia essenziale per questa disfida è che il centro sinistra, dopo quasi un decennio di enormi difficoltà a candidare personaggi “sfidanti” alle elezioni amministrative locali, trovi per tempo il nome giusto.
Citiamo il centro sinistra perché dall’altro lato della contesa il centro destra parte già dalla sicurezza di un vento favorevole, che scenda in campo per la terza volta Giovanni Toti, come sembra quasi certo, sia che ci sia un rinnovamento. E qual è la prima mossa del Pd, capace in questi anni di sbagliare sempre e in certi casi anche clamorosamente, come nelle ultime regionali, il personaggio giusto, andando incontro a sconfitte epocali per il trono di piazza De Ferrari, ma anche per quello di palazzo Tursi?


Alla prima indiscrezione pubblicata dai giornali su una possibile candidata, nella persona della giovane Vittoria Gozzi, la figlia di Tonino, una trentenne già molto impegnata non solo nelle aziende di famiglia, Whylab e Duferco, ed anche vicepresidente di Confindustria Genova, è arrivata subito la secchiata gelida del nuovo segretario regionale ligure del Pd, Davide Natale.
Troppo presto parlare di nomi e chi lo fa vuole solo bruciare l’ipotetica candidata, avremo l’imbarazzo della scelta nello scegliere il nostro candidato - commenta il nuovo papavero democratico, lasciando immaginare legioni di pretendenti al ruolo.


Davide Natale, come i suoi predecessori e come l’entourage del Pd locale, teme che quel nome, uscito dal cilindro delle indiscrezioni, sposti troppo a destra, verso un fronte moderato l’asse sbilenco dei democratici di oggi, anno 2023, era Schlein. Sono infatti note le propensioni della famiglia Gozzi per l’Italia Viva di Renzi e la sua collocazione molto al centro, malgrado le radici socialiste del capostipite, Tonino Gozzi, l'ultimo segretario regionale del PSI, prima di buttarsi nella sua splendida carriera di imprenditore.
E tra questa indicazione e la mini scissione verso Calenda di Pippo Rossetti, antico candidato rimasto in pectore per De Ferrari e Tursi per il Pd, e dei suoi 33 amici, il timore è che la cavalcata delle indiscrezioni, appena cominciata, accrediti scelte, appunto più centriste, piuttosto che verso una sinistra regolarmente perdente negli ultimi lustri genovesi e liguri, salvo il caso di Savona.


Non sappiamo se Vittoria Gozzi sia veramente in lizza, se il suo nome sia una provocazione di qualcuno o una intenzione autentica, ma oggi non è questo il problema.
Il problema è l’incapacità del Pd di prepararsi per tempo alle elezioni, riducendosi sempre all’ultimo momento per non trovare nessuno e obbligare qualche vittima sacrificale a immolarsi contro la Destra trionfante.
Per preparare una candidatura forte, capace di vincere in Liguria, dopo il lungo regno di Toti, ci vuole tempo e un grande lavoro sul territorio. Due anni sono appena sufficienti, dopo la sequenza di sberle prese dai democratici in ogni tipo di elezione, comprese anche le politiche, dove i leader, oramai scaduti come la mozzarella, quali Andrea Orlando e Roberta Pinotti (in realtà già fuori dalla scena per sua decisione), hanno dovuto farsi candidare fuori dalle mura per restare in Parlamento.


E invece no, i rinnovati vertici pd continuano a traccheggiare, come hanno fatto nel 2020 in Regione o nel 2017 e nel 2022 in Comune, salvo poi supplicare all’ultimo Gianni Crivello e Ariel Dello Strologo a accettare l’investitura.
Ovviamente alla doccia gelata del segretario Pd hanno subito fatto eco i Cinquestelle, pronti a precisare che “qui ci vogliono candidati politici e non civici”, come sarebbe innegabilmente la suddetta Vittoria Gozzi.
E ci mancherebbe altro! I civici precedenti hanno perso, invece il politico che si sceglierà, magari tre mesi prima del voto, quello è sicuramente candidato a vincere. L'importante è non scegliere, per ora... Tanto un programma vittorioso, con tutti i problemi che ha la Liguria oggi, dal suo catastrofico isolamento, al suo futuro industriale dall'Ilva in su, alla sanità pubblica oramai ai piedi di Cristo, che ci vuole? O meglio “chi” ci vuole?

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