Dal 2014 le Camere di Commercio hanno accesso ai dati di fonte Inps che sono il termometro dell'occupazione privata, dando conto del totale degli addetti (i titolari d'impresa e i loro dipendenti) di tutte le imprese attive iscritte al Registro camerale.
Nell'intero periodo il numero degli addetti delle imprese è cresciuto del 15,9%, passando dai 425.825 del 2014 ai 493.405 di oggi.
"Se teniamo conto del fatto che, nello stesso periodo, la popolazione attiva è diminuita del 6,1% (passando da 966.507 a 907.533 persone) - spiega il segretario generale della Camera di Commercio Maurizio Caviglia - si tratta di un'ottima performance da parte delle imprese della nostra regione, che negli ultimi nove anni hanno costantemente incrementato il proprio livello di occupazione con la sola eccezione del periodo pandemico".
Negli ultimi due anni, poi, la crescita è stata particolarmente sostenuta: gli addetti all'occupazione privata in Liguria sono aumentati dell'1,8% rispetto al 30 settembre 2022 e del 6,7% rispetto alla stessa data del 2021, con una crescita complessiva negli ultimi due anni di quasi 31mila addetti.
Dall'analisi dei dati Inps tra il 2014 e oggi risulta che il numero degli addetti delle imprese in Liguria ha raggiunto, al 30 settembre scorso, il massimo storico, pari a 493.405 addetti.
Numeri positivi che fanno ben sperare per il futuro ma numeri che stridono con quelli che si leggono sempre sul rapporto di Unioncamere nazionale. Sul territorio regionale le imprese registrate al 30 settembre 2023 sono 159.078 mentre nello stesso periodo dello scorso anno erano 161.585: il saldo negativo rispetto al 2022 è di 2.507 aziende. Per quanto riguarda invece le imprese attive, al 30 settembre dello scorso anno in Liguria erano 134.349 mentre adesso, nello stesso periodo del 2023, sono 133.877 con un calo di 472 aziende da un anno all’altro.
Come si possono leggere questi numeri? Semplice: aumentano le grandi aziende che assumono ma chiudono quelle medio piccole.
A fallire sono principalmente le piccole e medie imprese soprattutto ditte individuali. A pesare sono i costi dell'energia al caro affitti, dalla difficoltà di accesso al credito e il rallentamento dei consumi fino ad arrivare alla concorrenza della grande distribuzione e del web. Tutti fattori che non solo stanno accelerando le chiusure di imprese nel commercio, ma anche facendo crollare la nascita di nuove attività. Il centro di Genova per ora resiste, molti quartieri periferici hanno invece alzato bandiera bianca e per questo serve una politica lungimirante che venga loro in soccorso. Come? Come è stato fatto qualche anno fa con l'Università di Architettura inserita nel centro storico, in stradone Sant'Agostino. Un'idea vincente che ha cambiato totalmente aspetto all'intera zona oggi sicuramente una delle più vive della città basti pensare a cosa è via Ravecca. Insomma una battaglia difficile ma che si può vincere.