Una cartolina dalla Grande Mela per la mia città: caro sindaco Marco Bucci, voglio cogliere il suo invito ad andare fuori dall'Italia e tornare poi a Genova con proposte e idee da copiare e applicare anche qui. Mi perdonerà se non mi sono trasferita per un'esperienza di lavoro all'estero, ma se ho soltanto trascorso una settimana di vacanza nella città che non dorme mai. Ah, New York, New York. Così diversa, ma anche affine per certi versi a quella Genova che in tanti a fine Ottocento salutavano, con una valigia da emigrante carica di sogni e un fazzoletto bianco a salutare il 'caro vecchio continente', arrivando ad Ellis Island sotto la statua della Libertà. Ma torniamo all'oggi.
Nei miei giorni di vacanza, sono tre le idee che mi sono appuntata, idee semplicissime che a prima vista appariranno banali e per niente innovative, ma che credo migliorino la qualità della vita di chi la città la abita e di chi la visita. Parto dalle panchine. Sì, avete capito bene: nella città che corre veloce sui binari della metropolitana, dal cuore palpitante di Manhattan al melting pot culturale di Brooklyn, arrivando anche alla periferia del Bronx, la prima cosa che mi è saltata all'occhio è la grande presenza di panchine. Si va dai gradoni sotto la Domino Sugar a delle comodissime sedie lungo l'Hudson River con due assi in legno a fare da tavolino e permettere alle persone di fare pausa pranzo o addirittura smart working nelle giornate più calde con vista sul ponte di Brooklyn. Ma poi ci sono le altalene del Pier 35, divenute una vera e propria attrazione turistica, fino a tavolini e sedie in ferro battuto a disposizione di chiunque al Rockfeller Center, davanti alla pista di pattinaggio più famosa al mondo. E c'è chi si ferma a leggere un libro, chi addenta il pranzo preparato da casa, chi condivide un caffé con un amico.
Caro sindaco, sì noi di panchine ne abbiamo già. Ma quante ne potremmo installare in più, dal centro città ai giardini Baltimora, galleria Mazzini, nella zona di via Balbi, fin poi in tutti i quartieri... E anche al Porto Antico o in Corso Italia, si potrebbe pensare a postazioni anche per chi vuole lavorare all'aria aperta. Le panchine fanno piacere agli anziani, quanto ai giovani. Bellissima l'iniziativa, ad esempio, nella zona di Santa Maria di Castello delle panchine illuminate per la lettura e la rigenerazione urbana. Una città turistica - come sempre più Genova sta diventando - deve offrire ai turisti anche il modo per godersela, all'insegna della vita lenta.
Se a New York ci sono tante panchine, è perché ci sono tantissimi parchi. Non mi aspettavo di trovare una città di grattacieli, con quasi 9 milioni di abitanti, così verde. Eppure i newyorkesi cercano di riempire di alberi, piante, fiori ogni angolo lasciato libero dal cemento e dalle costruzioni. A New York non c'è soltanto Central Park, ancora più grande di come lo vedi e te lo immagini nei film. Se è una delle città con più spazio verde al mondo, con i suoi 23.1 metri quadri green, è perché ogni zona ha un suo parco. Si va dal Washington Square Park, dove si possono trovare a tutte le ore artisti di strada, skateboarders e tavolini con gli scacchi, alla nuova Little Island, con una vera e propria arena in legno per spettacoli teatrali che mi ha fatto immaginare come l'Isola delle Chiatte potrebbe diventare. Ma i parchi sono in tutti i quartieri, anche Brooklyn ha le sue zone verdi dal Brooklyn Bridge Park al Prospect e al Domino Park. Lo stesso nel Queens, per non parlare del Giardino Botanico del Bronx. E anche qui i parchi - tutti molto curati - diventano delle vere e proprie attrattive turistiche.
Caro sindaco, anche qui immagino già una sua replica. La città, infatti, sta vivendo un grande momento di trasformazione e due parchi attendono di essere inaugurati: dal parco del nuovo Waterfront di Levante a quello della Valpolcevera. Senza poi dimenticare quella 'cintura verde' disegnata da Renzo Piano che vorrebbe una sorta di lungomare green dalla Foce alla Lanterna. Ma il mio spunto di riflessione vuole essere sul fatto che le aree verdi sono i polmoni di una città: ecco perché più ne abbiamo più si respira meglio, nel senso letterale del termine. Alberi, fiori, aiuole: più lasciamo spazio alla natura e più Genova ne potrà soltanto che godere in bellezza. E poi i parchi offrono anche splendidi sipari naturali, come in estate dalla prosa all'Acquasola al balletto a Nervi.
E l'ultimo spunto di riflessione me l'ha offerto la High Line, un esempio di riqualificazione che ha trasformato una sezione in disuso della ferrovia sopraelevata chiamata West Side in una passeggiata, anche questa immersa nel verde, tra i grattacieli di Manhattan. Un'attrattiva turistica, che permette di godere della città da un'altra prospettiva e che ha reso un'infrastruttura 'da abbattere' un qualcosa dal valore inestimabile, per i newyorkesi che la amano e per i turisti che se ne innamorano a prima vista. Noi in realtà una High Line decisamente particolare la abbiamo già ed è il nostro Acquedotto Storico, curato dall'amore dei volontari della Val Bisagno, e che potrebbe essere meglio valorizzato per i turisti. Ma la High Line mi ha anche ricordato la Sopraelevata di Genova e il mio sogno un domani di poterne fare anche una ciclopedonale. E dico anche, perché rappresenta un'infrastruttura fondamentale per la viabilità di Genova, per cui anche con il tunnel subportuale la città non vi potrà rinunciare per il traffico veicolare. Ma magari potrebbe diventare anche una passeggiata dalla vista unica. Un po' come già accade per il ponte di Brooklyn su cui corrono pedoni, metropolitana e automobili...
Caro sindaco, la mia vuole essere solo una bella cartolina, nel segno di chi ama tanto la propria città da pensarla anche mentre è in vacanza. E sperare di renderla ancora più bella, anche perché a New York il pesto non ce l'hanno mica!