Mi metto anche io tra i giovani di Orientamenti, anche se ormai - è stata dura venirlo a scoprire come una doccia fredda - tra me e i giovanissimi che si affacciano ad una delle scelte più importanti della loro vita, ovvero cosa fare dopo il diploma, mi separano quasi 10 anni. Ma il Salone, o Festival come è stato ribattezzato quest'anno, dà a tutti la possibilità per tre giorni di tornare un po' tutti piccoli sognatori. Anche perché c'è una caratteristica comune a tutti i 50 testimonial, i 'dreamers', intervenuti in questa edizione: nessuno di loro ha smesso tutt'ora di sognare. C'è chi come Urbano Cairo a 66 anni si diverte, tra il calcio e l'editoria, senza sentire le fatiche del lavoro, c'è chi come Sofia Raffaeli che ha già conquistato il primo oro italiano individuale ai Campionati del Mondo nella ginnastica ritmica che sogna nuovi podi e intanto non smette di studiare psicologia all'università, c'è chi come Francesco Messori, capitano della nazionale di calcio amputati, si impegna quotidianamente per aiutare gli altri a superare gli ostacoli. Tutte storie di grande ispirazione che hanno fatto tornare a sognare anche me.
Sì, perché una volta catapultato nel mondo 'dei grandi' dopo la maturità, è lì che inizia la salita. Prima per molti è tutto confuso, c'è un piccolo desiderio nascosto in quel cassetto che abbiamo paura di aprire e rivelare a noi stessi, c'è l'indecisione tra cosa ci dice il cuore, cosa ci dice la testa e cosa le nostre capacità. Ci sono mille bivi e così poco tempo per scegliere, perché tutti ci dicono che dobbiamo scegliere ora, subito: "Ma come, ancora non sai cosa farai a settembre?". Ci sono test da preparare, quando non sappiamo se prima di tutto quel test lo vogliamo fare per davvero, ci sono iscrizioni da compilare, numeri di matricole all'università o la ricerca di un impiego che sembra un'utopia. E intanto bisogna orientarsi tra tutti gli input che proprio al Festival si cerca di riassumere: il mismatch tra posti di lavoro offerti e persone formate a fare quel determinato impiego, l'offerta formativa che accanto all'università vede anche gli Its, i settori più richiesti e così tanti mestieri che non avremmo mai pensato di fare. In quel marasma, il rischio è di ascoltare tutti fuorché noi stessi e di perdere quella voglia di interrogarci, di fermarci un attimo a riflettere, di trovare il coraggio di sognare.
Chi poi trova quel coraggio di inseguire il sogno non ha comunque vita facile. La corsa allo stage, l'ansia di non farcela, le aspettative per un corso di studio o un'occupazione che vengono disattese, le continue pressioni perché bisogna sempre eccellere, dare gli esami in tempo, fare esperienze, specializzarsi ma al tempo stesso essere trasversali, andare dietro alle esigenze di un mercato del lavoro capace di dare sempre meno garanzie. E poi ci chiediamo perché "siamo un paese di esauriti", perché c'è chi inizia a dare più valore allo smart working e al tempo libero che alla ricerca di un posto fisso, perché si chiede di mettere paletti ad una gavetta sempre più lunga. Non è facile sognare quando non intravedi prospettive.
Orientamenti, però, ti dà gli strumenti per crearti quelle prospettive. Sì, perché alla fine oggi spetta a noi avere coraggio: il coraggio di scegliere la strada che vorremmo percorrere, il coraggio di cambiarla, il coraggio di sbagliare, il coraggio di prenderci tutto il tempo necessario per cercarla, il coraggio di rischiare e crearcene una nuova. Ecco che così si riscopre quel sogno che avevamo sempre avuto fin da piccoli oppure ne nasce uno nuovo. Poi, per realizzarlo, bisogna lavorare sodo, impegnarsi, studiare, avere passione, essere curiosi, non perdere mai la speranza ed essere sempre pronti a cogliere tutte le opportunità.
A Orientamenti Primocanale per la terza edizione (le due precedenti nel 2018 e nel 2019) ha regalato un sogno a 12 piccoli aspiranti giornalisti, videomaker, grafici, fotografi e social media manager. Un progetto di cui vado molto orgogliosa, perché se 10 anni fa l'avessi potuto fare, avrei capito più facilmente come realizzare il mio sogno. Ho incontrato giovanti di diverse scuole, molti ancora indecisi su cosa fare 'da grandi', ma già determinati, pronti a mettersi in gioco e con tanta voglia di imparare: ragazzi, prendiamoci il coraggio di sognare, ma anche di avere paura.
La lezione ce l'ha data un grande campione, Mattia Perin, l'ultimo ospite che ci è venuto a trovare nel nostro studio ai Magazzini del Cotone: "è giusto avere paura, la paura fa parte di noi. Se non ci fosse la paura non esisterebbe neanche il coraggio. È un'emozione che va accettata perché ci rende delle persone migliori e ci rende delle persone molto più competitive di quanto crediamo". In un mondo che ci vuole tutti forti, felici e soddisfatti, con vite perfette e patinate sui social network, ecco che è importante ricordare che è legittimo avere paura, così come a volte sentirsi nel posto sbagliato, non riuscire a ottenere il risultato sperato, non capire cosa sia meglio. Non c'è nessuna data di scadenza, nessun piano prefissato perché la vita è fatta di imprevisti, nessuna costante competizione con gli altri che dietro ai sorrisi di circostanza provano la stessa sensazione. Sono felice di aver incontrato giovani più da BeReal che da Instagram, molti ancora con penna e quadernetto per prendere appunti più che incollati allo smartphone, tutti decisamente emozionati come giusto che fosse ma che in tre giorni hanno saputo dimostrare quanto valgono. Anche quest'anno, sono loro ad avermi insegnato ancora una volta quanto è bello avere il coraggio. Di sognare, sì, ma anche di avere paura.