Le sorprese delle vallate genovesi, soprattutto sorprese culturali, dall’arte alla musica, dall’architettura alla letteratura, unite al paesaggio originale e alla cucina, sono state al centro del dibattito che si è svolto a Terrazza Colombo per presentare il nuovo docufilm “Salir”. Tutti gli ospiti, dal sindaco di Genova al segretario generale della Camera di Commercio, agli stessi professori universitari e scrittori che erano presenti sono stati concordi nell’affermare che le montagne genovesi a pochi chilometri dal mare, offrono meraviglie inaspettate. E ognuno ha voluto rivelarne almeno una.
Così abbiamo scoperto grazie a Giulio Sommariva, conservatore dell’Accademia Ligustica, che da una villa semidistrutta di Romairone è apparsa quella tragica Deposizione di Luca Saltarello, seicentesco genovese, in cui il Cristo morto è solo nella sua tragicità, “un focus sul corpo intorno al quale non compaiono le pie donne, né Giovanni, ma c’è solo il corpo di Cristo. Saltarello è cosciente e conosce Van Dick e ha appreso la sua lezione”. E poco dopo toccherà a Giacomo Montanari sempre in Valpolcevera questa volta a Certosa parlando di quella Incoronazione nell’abbazia, spiegare perché da una attribuzione a Caravaggio si è passati a una copia seicentesca. E Montanari prova a fare chiarezza su quelle tre settimane di Caravaggio a Genova ai primi del ‘600. Che cosa fece in quei ventuno giorni genovesi? Esiste una nota in cui si dice che questi avrebbe rifiutato la committenza di un affresco, non sappiamo per chi né dove.
Poi la musica di Paganini nella quiete del “casinetto” di San Biagio dove riposava, componeva e dove rimase mummificato per molti mesi finché Parma non gli offrì una degna sepoltura. Parma e non la sua Genova che dopo alcuni lustri gli raderà al suolo anche la casa.
E mentre la Bianchetta di Gionata Cognata scivola fresca nei bicchieri che la sua bimba ha preparato sotto il pergolato con vista su Morego, con dentro una foglia di preziosa vite a fare da divertente guarnizione, il dibattito intorno al tavolo di Primocanale si accende leggero e polemico tra Marco Bucci e il medico-scrittore-alpinista Giuliano Lo Pinto.
“Da giovane percorrevo le nostre montagne e la Punta Martin è alta 1007. Siamo orgogliosi delle nostre montagne.”
Interviene Lo Pinto: “Le Alpi cominciano geologicamente dal torrente Chiaravagna. La Punta Martin è sulle Alpi, ma l’altezza è 999 metri…”.
Bucci: ”E no. 1007, dobbiamo avere un mille metri a Genova!”
Lo Pinto : “E’ stato fatto un maquillage sulle carte e portato a 1001, c’è un pilone alto due metri e così siamo a 1001!”.
Sistemata la vertenza sui mille metri genovesi il dibattito trova tutti concordi nell’esaltare la originalità dei saliscendi cittadini. Le ripide creuse che scendono dal Righi, dai forti e improvvisamente tra case, casoni, ville, muri e rampicanti selvatici appare il mare. E si finisce cercando nella memoria oltre alle salite anche le discese. Ognuno ne individua una e arriviamo a nove.
Sarà vero?