Vai all'articolo sul sito completo

Commenti

2 minuti e 23 secondi di lettura
di Luigi Leone

La cifra del suo secondo settennato di presidenza della Repubblica Sergio Mattarella l’ha testimoniata con l’attenzione, sobria ma decisa, alla tragedia del Morandi, alle famiglie delle vittime, alla capacità di Genova di risollevarsi da una così immane vicenda. Mattarella non è venuto meno a questa linea nel discorso di fine anno. Circa 17 minuti del suo nono intervento, il 75° per un Capo dello Stato.

Non ci sono state stilettate o aperte tirate d’orecchie alla politicaperché per la prima volta il Presidente ha di fronte un governo frutto dell’investitura popolare. E’ molto rispettoso di ciò. Ed essendo il primo garante della Costituzione, ha seguito il proprio binario, lasciando che gli altri protagonisti della nostra vita pubblica seguano il loro.

E’ stato, dunque, un discorso diverso da quelli che lo hanno preceduto, anche se ciò non ha impedito al Presidente di sottolineare i problemi che stanno di fronte alla politica: la difficoltà nel trovare lavoro, sebbene dati dell’occupazione siano positivi, le retribuzioni, il pagamento delle tasse, la sanità pubblica, che date le lunghe liste d’attesa non riesce a garantire adeguate cure ai cittadini.

Ragionamenti, quelli arrivati da Mattarella, soprattutto attenti al sociale e basati “sui valori fondanti della nostra civiltà: solidarietà, libertà, uguaglianza, giustizia, pace”. Su quest’ultimo tema il Capo dello Stato ha centrato l’intera prima parte del suo discorso, spiegando che per avere una vera pace “non basta far tacere le armi”. 

Una declinazione molto vicina a quella di Papa Francesco, che ha pure citato, con l’accortezza di spiegare, però, che in Ucraina c’è la precisa responsabilità della Russia, con la sua aggressione, e che nel Medioriente Hamas porta in capo la colpa delle stragi del 7 ottobre, cui poi è seguita la reazione di Israele. Quindi, “volere la pace non è neutralità”.

Quando, invece, Mattarella ha toccato il tema dei femminicidi si è rivolto direttamente ai giovani. E qui, probabilmente, c’è stato uno dei punti più alti del suo discorso: “Cari ragazzi, ve lo dico con parole semplici: l’amore non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore, quello vero, è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità”.

Un presidente della Repubblica, insomma, che lungo l’intero itinerario delle sue parole si è schierato al fianco degli italiani, così come ha fatto, a suo tempo, con i genovesi. Ha elencato i problemi principali, però ha lasciato che poi ognuno faccia il suo. Compreso l’andare a votare suggerito a coloro, sempre di più, che disertano le urne.

Mattarella, peraltro, sembra il solo a ricordarsene, mentre gli altri politici litigano su tutto. E in questa “maniacale” attenzione al ruolo di ognuno ha anche evitato qualsiasi riferimento all’Europa. Fra sei mesi si vota per il Parlamento Ue e il Presidente ha voluto che nessuna parte politica potesse tirarlo per la giacchetta, strumentalizzando le sue parole. Quando si dice che puoi dire molto anche con un silenzio.