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Centrodestra allo sbaraglio, Cinquestelle a pezzetti e Pd assente
3 minuti e 10 secondi di lettura
di Mario Paternostro

La “prima donna presidente assolutamente”, parola di Salvini e Conte si è dissolta in poche ore notturne. Così come è tornata nella clandestinità la stimatissima capa dei servizi segreti detta Signora Italia, per non parlare della numero Due della Repubblica, la regina del cellulare-non stop, nonché presidente del Senato, “fucilata” dallo stesso che l’aveva proposta senza dirlo a nessuno. Ripone nell’armadio la sciarpa rossoblù del Bologna il democristiano Casini, torna in tv a commentare la Costituzione il professor Cassese. Mentre il premier Draghi può affilare ulteriormente il suo stile deciso (eufemismo) nei confronti della modesta scolaresca che coordina da alcuni mesi: andrà avanti tra molteplici difficoltà, ma non avrà più bisogno di far finta di chiedere il parere ai suoi ministri perché decideranno soltanto loro due, Sergio & Mario, dal Quirinale a Palazzo Chigi.

I cosiddetti leader (parola grossa) sono stati sconfitti dal Parlamento così troppe volte accantonato, svilito, esautorato, in questi anni. I gruppi parlamentari e i presidenti delle Regioni, convintissimi, hanno chiesto a Sergio Mattarella di risvuotare le scatole appena traslocate e fare ritorno (anzi non partire proprio) sul/dal Colle.

Riassumendo. Salvini demolito. Lega spaccata con Giorgetti e i governatori leghisti del Nord sempre più nervosi. Prossima durissima resa dei conti. Forza Italia ricoverata al San Raffaele. La Meloni certamente lineare, ma appare come quei combattenti-ultras nipponici che a guerra strafinita presidiavano in armi alcune isolette sperdute nel Pacifico, spuntando armatissimi dai cespugli. Insomma, centrodestra che c’è teoricamente come numeri, ma non c’è come coalizione politica.

Conte alza la voce per farsi sentire, ma è sempre più rauco. L’idea della donna viene silurata in maniera straordinariamente pesante dal suo ministro degli Esteri, Di Maio. Risultato: Cinquestelle a pezzetti. E Di Maio, come non bastasse, aggiunge per farsi capire meglio: resa dei conti interna, prestissimo.

Ma non crediamo che il Pd stia molto meglio. Non si è visto. Assente, anonimo, ignoto, stai troppo sereno, Enrico! Qualcuno tenta di spiegare che Letta, non facendo nomi (ma non voleva Draghi al Quirinale?) ha fatto schiantare Salvini. Balle. Vedremo nei prossimi giorni quali saranno gli umori all’interno del partito che intanto deve fare i conti (e che conti!) con il teorico “alleato” Cinquestelle. Il campo largo del centrosinistra è diventato un campo di patate.

Poi c’è un po’ di centro, Toti si è fatto vedere parecchio, Renzi c’è stato. Probabilmente qualcosa riusciranno a mettere insieme.

Ma fa bene l’editore di Primocanale, Maurizio Rossi, memore delle vicende dell’esperienza Mario Monti, a ipotizzare ricadute anche locali da questa Caporetto partitica e dei cosiddetti leader. Perché fra poco ci saranno le elezioni amministrative e Genova con Palermo sarà in prima linea.

Marco Bucci, forte della sua esperienza, potrà contare ancora sulla Lega che lo ha lanciato? Certo che avrà Rixi dalla sua parte. Ma Rixi con chi starà? Sarà una Lega compatta o no? Salviniana o meno? E Forza Italia? Diciamo che in città i berlusconiani sono persone tranquille. Ma non si sa mai. Ce l’hanno certamente con Toti, leader certo del centro-centrodestra in Liguria. E Toti è il fratellone politico di Bucci. Bucci che per sua fortuna può contare su un suo “partito” solido. Ma come si collocherà domani nell’alleanza di centrodestra?

Peggio sicuramente per il centrosinistra. Facciamo finta che stiano tutti con Letta. Ma come possono pensare di sfidare Bucci avendo come alleato un movimento spaccato e non soltanto in due? Dovranno fare tutto da soli o quasi.

In pochi mesi, da qui al voto per Palazzo Tursi, le alleanze genovesi saranno in balia, perché non può essere altrimenti, delle burrasche nazionali che, secondo alcuni osservatori, rischiano di diventare tsunami.

Genova diventerà ancora una volta il campo di prova, il palcoscenico dell’anteprima elettorale nazionale. Non è uno scherzo! Ci vogliono nervi saldi e anche altri attributi.

Ma l’avvocato Dello Strologo ci avrà pensato bene?

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