I sostenitori del “no” al terzo mandato dei governatori (e per estensione a quello dei sindaci nelle città con oltre 5.000 abitanti) affermano di pronunciarsi in nome del cambiamento del personale politico. Mi è capitato di ascoltare il presidente di Regione Liguria, Giovanni Toti, ospite di “Tagadà” su La7 e di avergli sentito affermare: “A legislazione vigente, ed anche futura stando alle previsioni, un premier ed un ministro possono rimanere in carica vita natural durante. Perché governatori e sindaci no? Contemporaneamente il Parlamento è pieno più di nominati che di eletti…”.
Agli occhi di tanti, Toti può avere il difetto di essere direttamente interessato all’ipotesi del terzo mandato (non essendo la norma retroattiva, in realtà tecnicamente per lui si tratterebbe del secondo se la Regione Liguria approvasse il vincolo della doppia elezione), ma le sue sono state parole di puro buon senso. Personalmente sono dell’opinione che nel nostro Paese sono troppe le regole che per alcuni valgono e per altri non esistono neanche. C’è, in tutta evidenza, un problema di incoerenza.
Per quanto concerne quella di tipo politico si potrebbero fare esempi infiniti. Il più immediato e più semplice: quando stai all’opposizione dici e fai delle cose che appena arrivi al governo ti devi rimangiare. Sarebbe ben più credibile spiegare semplicemente la verità ai cittadini elettori.
Invece questa sembra proprio una battaglia contro i mulini a vento. I partiti, cioè, continuano a ritenere che la maggioranza degli italiani siano dei cretini ai quali raccontare la qualunque. Poi si stupiscono, i partiti medesimi, se si ingrossa l’esercito degli astensionisti. Ne parlano come di “un problema per la nostra democrazia” nell’immediatezza dell’esito elettorale, poi bellamente se ne infischiano.
I “cretini”, invece, se ne rammentano benissimo. Anche perché ancor più dannosa, considerato l’argomento, è l’incoerenza di tipo economico-industriale-produttivo. Stiamo in Liguria. Dopo dodici anni, e non so quanti governi, il caso ex Ilva è ancora lì, con tutto il gravame degli interrogativi che riguardano il futuro di migliaia di famiglie e di un settore strategico come quello siderurgico. Lo Stato c’entra in quanto azionista: sono state fatte leggine per risolvere alcun problemi contingenti (ad esempio lo scudo penale), però nessuna programmazione e nessun intervento di lungo respiro che metta l’azienda al riparo dal fallimento e la rilanci. Anzi, sarebbe interessante conoscere i patti che i vari governi hanno siglato, salvo poi dimostrarsi inaffidabili.
Il discorso vale per altri casi, come l’Ansaldo energia piuttosto che la Piaggio aero: non c’è stato un governo capace di risolvere le questioni pur sapendo che erano e sono sul tappeto. Peggio. In questi anni durante i quali non si è fatto nulla per il debito pubblico, si è pensato, invece, di mettere a terra norme come quelle sul reddito di cittadinanza o sul superbonus edilizio.
Arrivo a dire che entrambe sono cose buone, pur non pensandola così, però sta di fatto che non potevamo permettercelo. Come non possiamo permetterci un alleggerimento della Legge Fornero sulle pensioni. Eppure c’è chi ci ripete che le cose vanno e andranno diversamente. Appunto: siamo ritenuti dei cretini, noi che in primavera dovremmo andare alle urne, per le amministrative (alcuni) e per le europee (tutti).
Di più. Così incapaci di intendere che il terzo mandato sta diventando un mercato delle vacche. A qualcuno servirebbe per togliersi dai piedi concorrenti sgraditi (Matteo Salvini che vuol lasciare Luca Zaia in Veneto). A qualcun altro, invece, non è per niente utile, perché mira a mettere l’alleato-avversario leghista all’angolo e a prendersi tutte le presidenze regionali possibili (la premier Giorgia Meloni per Fratelli d’Italia e uno dei suoi vice, Antonio Tajani, per Forza Italia).
In tutto tale caos, mi verrebbe da usare un altro termine, si spacciano queste amenità – in passato non è che il centrosinistra abbia fatto diversamente – con la nobile affermazione che cambiamento farebbe rima con miglioramento.
Ovviamente non è vero, tuttavia si tende ad accreditare questa tesi. Anche all’epoca della Prima Repubblica fu così, riguardo all’inchiesta giudiziaria Mani Pulite: venne ritenuta un lavacro salutare. Ma più di qualcosa non ha funzionato se ci tocca rimpiangere “i puzzoni”.