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di Franco Manzitti

Raramente mi sono divertito così tanto negli ultimi anni di vecchio osservatore della politica. Forse “divertire” è un verbo un po’ irridente, se non si specifica che vuol dire appassionarsi. Ma finalmente il triste teatrino si è animato grazie al Mattarella bis e alle mosse dei presunti leader nazionali e locali, tra i quali annoveriamo _ anche se lui ha smentito in conferenza stampa di ricoprire quel ruolo_   il nostro presidente della Regione, Giovanni Toti.

Non a caso uno dei più acuti protagonisti della Prima Repubblica, il socialista Rino Formica, sentenziava che la politica è “sangue e m….”. E le recenti vicende tra Genova e Roma sono proprio di sangue e m……

Rixi che accusa di essere stato pugnalato alle spalle, di essere stato tradito con tutta la Lega, è sangue. E m….sono i lanci di reciprochi pacchi di insulti, più o meno velati o più o meno mascherati dalla logorrea politica, che sono volati all’interno del centro destra ligure. 

Il ritaglio di giornale che raffigurava l’articolo sull’incontro “segreto” tra Toti e Burlando non era questo? E la frecciata di Rixi che ricordava in conferenza stampa dei mesi necessari a convincere Berlusconi della candidatura bis di Toti per la presidenza Liguria, non era un altro pacco che volava?

Quando mi è stato chiesto di riflettere sulle possibili conseguenze liguri del voto per il Quirinale francamente non pensavo allo scenario che si è sviluppato in queste ultime ore. Pensavo che quel teatrino, più o meno immobile, avrebbe comunque resistito.

E invece abbiamo visto un Rixi esplicito come mai nella sua carriera nel pestare Toti, nell’accusarlo di tradimento, non solo, ma di puntare a una carica di ministro in un futuro governo dell’anno 2023, perfino di essere diventato, oramai, un esponente del centro sinistra. Non immaginavo che avrei visto Toti rispondere in una conferenza stampa nella quale addirittura si serviva di un foglio di appunti per esercitare meglio la sua sovrumana capacità di acrobata delle parole. Lui mago delle repliche, delle risposte a braccio. Messo nei panni di imputato.

Eppure tutto questo bolliva da tempo. Da tempo la Lega e Rixi inghiottivano in silenzio le perfomances del presidente, quella sua, anch’essa sovrumana, capacità di giocare tanti ruoli insieme, il presidente, il bi assessore alla Sanità e al Bilancio, il leader di Coraggio Italia e di Cambiamo, il ruolo nazionale di centrista, i flirt con Calenda, Renzi, con pezzi di Forza Italia.

Un mostro di abilità dialettica, un personaggio ubiquo, a Genova e a Roma insieme e in mezzo alla pandemia, con una capacità di lavoro e di presenza inarrestabili. Il personaggio di gran lunga più intervistato in Italia (fonte Osservatorio di Pavia).

Da tempo la visione di Toti scontrava con i confini del centro destra, si allargava nella indeterminatezza di un centro ipotetico, nella ricerca di quello spazio politico inghiottito dall’astensionismo, la cartina al tornasole della grande crisi dei partiti.

Come finirà questa inattesa resa dei conti, che parte dai voti mancanti a quella improbabile presidente della Repubblica Elisabetta Alberti Casellati (l’abbiamo scampata bella!!!), seconda carica dello Stato, giubilata al primo tentativo, e precipita sulla giunta regionale ligure?

Prevedo una di quelle soluzioni che un tempo avremmo chiamato “dorotee”, tanto per ritornare ai tempi del suddetto Rino Formica, cioè un compromesso stile democristiano che concede un po’ agli uni e un po’ agli altri, un po’ alla Lega di Rixi e a Forza Italia di Carlo Bagnasco e un po’ a Toti, il leader così rapidamente e sommariamente messo sotto processo.

Ma non ci giurerei. Quello che appare certo a Genova, come a Roma,  anzi forse più a Roma che a Genova, è che il centro destra come lo conoscevamo è finito e che nulla sarà come prima. Certo, le prossime elezioni amministrative a Genova e a la Spezia saranno un bel po’ diverse da come le immaginavamo, con Pierluigi Peracchini che  vacilla e Bucci che non avrà la strada spianata come il Ponte san Giorgio.

Quanto al destino di Toti, che a Primocanale ha ripetuto di non immaginare altro destino per sé che quello di concludere il suo mandato di presidente, senza tentazioni parlamentari o ministeriali fra un anno, ricordo che anche Mattarella, più volte interrogato, aveva ripetuto che non avrebbe certo accettato un secondo mandato. E poi….

La politica è l’arte del possibile e dell’impossibile. Non è solo sangue e m….. , secondo la brutale definizione di Formica. Che, però,  noi antichi osservatori rimpiangiamo.

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