Una lettera per chiudere una specie di fiera degli equivoci, di balletto dei buoni propositi ricevuti senza mai ottenere un reale coinvolgimento nel progetto. Un taglio netto, e doloroso, con un passato che affonda le radici indietro di 35 anni, nella carriera di calciatore, per arrivare all’impegno di presidente nel momento più difficile della storia sampdoriana. Parliamo, ovviamente, delle dimissioni di Marco Lanna dall’incarico di presidente e dal Cda della Sampdoria. Cui ha fatto da contrappunto quasi immediato un comunicato della società in cui si sottolinea come “la sua decisione era già da tempo al vaglio” e in cui è difficile non leggere tra le righe quasi una sorta di sollievo per la scelta comunicata che risolve ogni imbarazzo. Anche se non manca una chiosa (formale o di sostanza, vedremo): “Non mancheranno certamente le opportunità per riavvicinarsi e costruire un nuovo percorso comune nel contesto di un rapporto che non si esaurisce certo oggi”.
Tra Marco Lanna e la nuova proprietà non è mai nato il feeling, non si è mai creata empatia e, soprattutto, integrazione. L’ex difensore dello scudetto, genovese e sampdoriano, amatissimo dai tifosi, non è mai stato coinvolto nel progetto tecnico e, anzi, è stato sempre sottolineato che si cercava per lui una collocazione nell’ambito del progetto Fondazione (che lui stesso aveva in mente), di rapporti con i tifosi o, al più, con la squadra femminile. Lanna, l’estate scorsa, aveva in mano contatti avviati con possibili direttori sportivi di buona esperienza che non sono mai stati presi in considerazione: Radrizzani (all’epoca frontman della nuova proprietà) ha puntato su Legrottaglie, il cui ruolo appare ora svuotato di incarichi. Mancini junior va avanti con grande impegno, ma certo non ha fra le sua qualità l’esperienza. Ma, appunto, è sempre stata rimarcata in modo netto una barriera: Marco Lanna non avrebbe mai dovuto occuparsi di questioni tecniche.
Lanna è rimasto alla presidenza nel momento più sofferto e rischioso, non lo ha fatto certamente per i soldi (per il suo incarico si era parlato di una cifra che, nel mondo del calcio, può essere considerata ridicola a fronte di responsabilità pesantissime), è andato avanti per amore della Sampdoria e spirito di servizio, dopo essere riuscito a riportare i tifosi allo stadio. Ciononostante, a fronte dello sbandierato riferimento ideologico alla “Sampdoria della Bella Stagione”, è sempre rimasto un corpo estraneo nella nuova Sampdoria. All’incontro di Natale non gli è stato chiesto di parlare; recentissimamente, quando Manfredi ha invitato giocatori e giocatrici all’Acquario per la proiezione della “Bella Stagione”, nessuno ha invitato lui che, di quel periodo, è stato protagonista importante. Insomma, c’è da sorprendersi se qualcuno è rimasto sorpreso della sua scelta.
Sia chiaro: chi rileva una società e comanda ha pieno e totale diritto di scegliersi uomini, collaboratori e staff secondo stima ed empatia. Ma sorprende, appunto, la distonia tra riferimento a “quella Sampdoria” e lo spazio ridottissimo, praticamente nullo, concesso appunto a uno dei rappresentanti di quel gruppo. La Federclubs, in un comunicato, prende posizione chiarissima: «Ora, per scelte difficili da comprendere, termina il tuo mandato nonostante noi tutti sperassimo in un tuo futuro in società». E poi: «I Sampdoriani (con S maiuscola non casuale) in Sampdoria non sono solo una scelta romantica ma una risorsa fondamentale».
Vero: il Calcio 3.0 o 4.0 tende a dimenticare che una società di calcio è un’azienda molto particolare, dove sentimenti e senso di appartenenza ancora contano. La Sampdoria sta attraversando un momento non facile tra infortuni a catena e una classifica fortemente condizionata anche da questa non facilmente spiegabile ecatombe; sul piano societario è alle prese con i ricorsi presentati dalla gestione precedente e un’indagine per falso in bilancio che, ovviamente, non riguarda la gestione attuale ma, certamente, disturba. Ora arriva, forzatamente, anche la necessità di rattoppare il Cda. Ecco, quello che stupisce è che in questa situazione si sia scelto, come primo passo drastico, di rinunciare a Lanna, «uno di noi», come hanno sottolineato infine i firmatari della lettera-comunicato della Federclubs. Le dimissioni le ha firmate Lanna, ma è stato messo nelle condizioni di non poter fare diversamente. Di sicuro, ora la Sampdoria ha davvero voltato pagina, con tutte le responsabilità che ne conseguono.