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di Maurizio Rossi

Le critiche che arrivano al Festival sono assolutamente giuste e corrette e non serve a nulla offendersi e pensare che venga attaccata Sanremo solo per motivi di interessi.

Diciamo la verità, Sanremo ha dormito per decenni e tante amministrazioni si sono succedute ma il consociativismo e l'interesse di pochi hanno fatto sì che tutto sia restato fermo, eguale nel tempo nonostante la crescita esponenziale del Festival. Ho vissuto questa manifestazione per tanti anni, le battaglie tra Bixio Ravera e Adriano Aragozzini, quello spostato in Valle Armea al mercato dei fiori, i progetti del palafestival sempre abortiti o meglio, fatti abortire scientemente.

Non sto dicendo che il Festival di Sanremo debba essere portato da un’altra parte, sia chiaro, ma anziché irritarsi Sanremo deve riconoscere i gravi errori di tutte le parti in campo specialmente politiche e sia capace di analizzare e chiarire freddamente i diversi punti del dibattito che si è nuovamente aperto.

Vacchino proprietario dell’Ariston ha sempre fatto giustamente i suoi interessi e certo ha premuto per mantenere tutto fermo anche contro ogni idea di un nuovo palafestival.

Il costo dell’Ariston per il Comune è intorno ai 2.5 milioni di euro che solo il sindaco Zoccarato aveva quasi dimezzato per poi ritornare al costo di prima. Perché?

Quando scade la convenzione Rai Sanremo (sarebbe bene pubblicarla per trasparenza verso i cittadini)?

Questo è il punto chiave, assieme a cosa sia previsto sulla sede della manifestazione. C’è un contratto ed è bene prenderne attenta visione e leggere anche le virgole per capire i margini di Rai di valutare spostamenti totali o parziali del Festival.

Il marchio Festival di Sanremo e il format e anche il nome “Festival della Canzone Italiana” sono di proprietà del Comune di Sanremo o della Rai? Penso di conoscere la risposta ma invito a fare totale chiarezza ai diretti interessati (Comune di Sanremo) nei confronti dei cittadini.

Che cosa accade alla fine del contratto Rai-Sanremo? Possibile che Rai perda il Festival e che entrino in scena Mediaset, Sky o altri soggetti che magari a fronte di un accordo decennale si impegnino a un grande investimento per un palafestival.

Fra tutte queste riflessioni entrano in campo due ulteriori situazioni, la fine dell’epoca Fiorello-Amadeus e la fine dell’attuale amministrazione Biancheri. Il Festival quindi diventa un dibattito elettorale, e che lo sia per davvero serio e concreto ricordando a Sanremo e a chi la rappresenta e la rappresenterà, che il tempo è scaduto. Il Festival deve restare a Sanremo ma Sanremo deve saper offrire quello che ormai la manifestazione deve avere senza più’ se o ma; è nell’interesse dei cittadini e dell’immagine di Sanremo, non nell’interesse di pochi.

Il dibattito si apre e ben venga ogni riflessione e considerazione che mi aspetto per primo dal sindaco Biancheri e da chiunque altro abbia titolo di portare un contributo costruttivo nell’interesse della città dei fiori.

Perché “Sanremo NON è più Sanremo”, non è adatta al Festival presente e futuro: si deve svegliare e adeguare e difendere con i fatti la sua posizione privilegiata.

 

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