Vai all'articolo sul sito completo

Commenti

2 minuti e 51 secondi di lettura
di Matteo Cantile

Quando gli si chiede della Sopraelevata che nel plastico non si vede quasi più questa volta il Sindaco la prende con filosofia e sorride: “E’ solo un’idea”. E di idee, progetti, pianificazioni e investimenti, il plastico che il Comune di Genova ha esposto al Mipim di Cannes, la grande fiera internazionale dell’immobiliare, è pieno.

C’è tutta, ma proprio tutta la visione dell’amministrazione Bucci sulla città in cui vivremo nei prossimi anni e anche se il primo cittadino chiede di non personalizzare questo plastico con il suo nome (“non sono solo i miei sogni e i miei progetti – ha detto – ma quelli di tutta la città”) la mano del Sindaco si vede benissimo.

La seconda pista dell’aeroporto, per esempio, è in bella vista nell’istallazione mostrata a Cannes, pianificata mentre Tursi lavorava sotto traccia all’acquisizione del 15% del pacchetto azionario del Colombo. Un salto in avanti, per uno scalo in cui al momento una pista basta e avanza, che è ‘bucciano’ per definizione.

Così come è chiarissima la visione del Sindaco sulla vecchia Aldo Moro: è sceso a miti consigli, anche su nostre pressioni, e ha evitato di buttarne giù un pezzo nella prima fase progettuale, così da consentire una verifica sulle performance del nuovo tunnel sotto il porto. Ma il sogno architettonico di Bucci appare chiarissimo nel plastico e ancor più nelle fotografie esposte alle pareti dello stand: dall’ingresso da Genova ovest al porto la Sopraelevata resta al suo posto, “così si vedrà la silhouette della città entrando, che è bellissima”, dice Bucci, per lasciare poi spazio a quella che è stata definita, alla francese, Promenade. Che sia bella non c’è dubbio, che gli appartamenti di via Gramsci triplicheranno il valore anche, bisognerà vedere che effetti avrebbe sulla mobilità dei cittadini. Ma per questo, come sappiamo, c’è tempo.

Il Mipim di Cannes è anche una lezione per chi non crede alla forza dei grandi eventi: la cittadina francese, famosa per il suo festival del cinema ma anche per i tanti altri appuntamenti che ospita tutto l’anno, era piena fino all’orlo. Per mangiare un boccone c’è voluto un miracolo, per trovare una stamberga per dormire, pagandola oro, anche. Quando Genova avrà completato il suo Waterfront dovrà riflettere seriamente sulle opportunità che un simile business può offrire.

Infine una spiegazione sulla fotografia interna a questo commento. Quella è l’Italia, per come si presenta agli occhi dei viaggiatori internazionali: quella coda, quell’intrico di birilli, mezzi d’opera, polvere e disagio è ciò che ci aspetta in corrispondenza del cartello che indica l’ingresso nel nostro Paese. Non si è ancora ritirato il biglietto alla porta di Ventimiglia che già ci si ferma in coda. Ed è solo un antipasto perché l’amaro calice, da li almeno fino a Genova, è ancora tutto da trangugiare.

In questi casi provo sempre una sensazione di inferiorità che mi offende e mi indigna: perché siamo fatti così? Cosa ci vuole ad avere le gallerie come quelle dei nostri vicini? Bene illuminate e da cui non cade acqua a secchiate anche quando c’è il sole? E’ tanto difficile pianificare le manutenzioni un po’ per volta, con costanza, per avere sempre la strada ben messa senza intrappolare gli automobilisti in una morsa?

Tornando da Cannes non potevo non fantasticare un po’ sulla Genova del futuro, su come sarebbe stato viverci e lavorarci. Ma la prima coda di Ventimiglia, e tutte le altre che hanno poi funestato il mio rientro, sono state uno spiacevole bagno di realtà.