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di Michele Varì

La notizia di primo acchito getta ansia, ancora una rissa ai giardini di Quinto fra giovani magrebini e italiani. Nostalgico e quasi incoraggiante però è il motivo della contesa: un pallone rubato, perché significa, tradisce che i ragazzi, come facevano i loro papà, giocano ancora a palla nei giardini a dispetto dei cellulari sempre più sofisticati e dei social.

Raccontiamo il contesto del fatto: con le belle giornate e la voglia di mare e di spiaggia i giardini di Quinto di via Gianelli, nel levante della città, luogo strategico perché a pochi passi da fermate bus e stazione ferroviaria, tornano ad essere luogo di incontro dei ragazzi di ogni altra parte della città, e così tornano liti e risse.

Ieri però lì, alle 15, la tensione è salita per colpa di un pallone, rubato da una compagnia di magrebini a giovani del posto che stavano giocando a fare gol fra le aiuole, ovviamente facendo arrabbiare i tanti anziani che nei giardini di via Gianelli passano le loro giornate all'aria aperta.
Dopo il furto della palla uno degli indigeni ha affrontato i foresti e per riaverlo, ed è stato spintonato, forse qualche ceffone, niente di grave però è finito all'ospedale in codice verde. Alcuni degli aggressori, quasi tutti minori, sono stati identificati dai poliziotti del commissariato di Nervi e ora rischiano una denuncia.

Aldilà del fatto di cronaca questa disputa per una palla svela che anche i ragazzi 2.0 giocano ancora a pallone nelle piazze, come i loro papà boomer quando Facebook e Instagram non erano neppure immaginabili, ed è questo il risvolto che ci piace sottolineare, dietro un rissa o lite, a bene vedere ci può essere uno spiraglio di luce.