Poveri Cinquestelle, massacrati da tutti, ora anche dai giudici! Il colmo. Ma di fronte a questa ondata di focose narrazioni sulla (presunta o vera?) catastrofe che nel corso degli ultimi mesi si starebbe abbattendo sul Movimento fondato da Beppe Grillo, costellata di crolli elettorali (dove che non si è votato da nessuna parte?), scissioni (quali? Almeno fino a oggi, nessuna a parte qualche modesta personalizzazione), titoloni sui grandi quotidiani e sui talk show nazionali, agonie, decessi, esequie comprese, mi viene voglia di stare, almeno per oggi, dalla loro parte. Con una curiosa convinzione: che oggi, come mai accaduto prima, siano proprio i Cinquestelle a avere bisogno dell’amicizia (pardon) dell’alleanza col Pd, piuttosto che il contrario.
L’ultima vicenda, quella giudiziaria, è imbarazzante. Definita sentenza (ma è un’ordinanza), ha un contenuto "cautelare". Non condanna Conte all’esilio. Sospende. Curiosa. Conte gioca d’anticipo o, almeno, ci prova: rivotiamo compresi gli iscritti dell’ultima ora causa dell’impasse legale e vediamo che cosa succede.
Dunque, prima di parlare di sentenze proviamo davvero a essere garantisti come si autodefiniscono tanti dei commentatori che oggi si sono prodigati nella fucilazione verbale.
Mentre i progressisti genovesi si apprestano a indicare in via definitiva l’avvocato Dello Strologo come avversario di Marco Bucci, impresa difficile ma stimolante, davvero i Cinquestelle locali farebbero bene, vista la loro contingente situazione pericolante, a appoggiarsi alle spalle certamente più solide, almeno in quanto a esperienza e storia, del Pd. Tranquilli, motivati, portatori delle loro idee originali (non tutte, ma molte), non schizzinosi. Campo progressista largo, larghissimo o larghetto, purché sia "campo" e non cortile.