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2 minuti e 49 secondi di lettura
di Mario Paternostro

Ricordo che qualche anno fa ci raccontavano che quelle vibrazioni sotto Manin dipendevano dalla realizzazione di uno o due nuovi tunnel ferroviari, operazione che avrebbe consentito l’utilizzo di veloci “treni di quartiere” tra Nervi e Pontedecimo. Insomma salivi a Brignole e in pochi minuti scendevi a Certosa. Poi il metro finalmente fino all’ospedale di San Martino. Poi una funivia che partendo dalla stazione di Sestri Ponente saliva alle piste di sci di Erzelli dove avremmo trovato un super-ospedale da far invidia al San Raffaele. Infine, se non mi confondo in mezzo a tutte queste favole del passato, una serie di tapis roulants piazzati uno qui e uno là, uno anche tra il Waterfront e via Venti. Tutto ciò con un serissimo obiettivo: decongestionare il centro città.

Che, effettivamente, è proprio congestionato. Questo è il termine corretto. Perché Genova non è ingolfata come Roma o altre grandi città italiane, a causa delle troppe auto. Ma da una orribile “qualità di traffico”. Insomma, le auto la mattina attraversano il centro e vabbè. Il guaio è che si fermano non nei parcheggi, ma in doppia fila. Eppure gli autosilos generalmente non sono tutti a tappo, ma costano assai. Avete presente il breve tratto stradale tra Piccapietra e piazza Dante? Teoricamente avrebbe quasi tre corsie, che invece a causa di queste soste pasticciate si riducono a una quando va bene. Con l’aggravante della sosta dei furgoni, problema che se non verrà seriamente affrontato anche, logicamente, salvaguardando il sacrosanto lavoro di chi deve consegnare pacchi, pacchetti e pacconi in questa epoca di “tutto portato a casa appassionatamente” , renderà il centro impraticabile con la conseguenza di una forte irritazione dei commercianti.

Ho citato il caso Piccapietra-Ceccardi-Dante, ma penso che ognuno potrebbe segnalarne un altro vicino alla sua abitazione, (via Roma con le auto in sosta continua è davvero diventata brutta) non solo nel centro-centro, ma in ogni quartiere. In Circonvallazione a monte, per esempio le auto sono parcheggiate di punta, con la parte anteriore a bloccare completamente il marciapiede e quella posteriore a invadere la corsia di marcia. Risultato: la strada ha uno spazio effettivo di transito limitatissimo e pericoloso quando tra un’auto e un’altra spunta un attraversamento pedonale di sera oscurato e i pedoni non sanno dove camminare. E i bus stentano a fare le curve a gomito.

Persino in corso Italia fa sorridere la pista ciclabile soprattutto da San Giuliano alla Foce (quella tutelata verso mare è splendida) perennemente occupata o da auto/furgoni in sosta o utilizzata da moto e scooter come una corsia a loro riservata e lo stesso discorso vale lungo il Bisagno dove, lo avrete notato, la pista ciclabile tutta curve, segue l’andamento delle auto posteggiate sotto gli alberi.

Dunque l’unica soluzione, almeno per il centro, è avere il coraggio di togliere auto e furgoni, cioè di pedonalizzare laddove si può. Come fu fatto in via San Vincenzo, nel Quadrilatero e ultimo atto forte di Beppe Pericu in via San Lorenzo. Problema difficilissimo oggi, me ne rendo conto, ma urgente. Oppure dovremo rassegnarci a soffocare, annegare dentro fumi, gas e arrotamenti. Si parla di tutto e di più, ma le pedonalizzazioni annunciate tanto tempo fa sono state imbalsamate.

Vivremo prigionieri di questo “traffico malato”, dentro un “disordine urbano” perenne senza la soluzione di poter andare a piedi tranquilli e di vivere realmente una splendida città anche all’ aperto. E non mi parlate di abbattere la Sopraelevata!