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di Claudio Mangini

«E adesso giochiamo i playoff per andare in serie A», ha detto Andrea Pirlo dopo la partita con la Reggiana. E non è tanto il fatto che quando si gioca si prende gusto a giocare, ma una questione di peso specifico che la Sampdoria può buttare in questo volatone finale: è una delle squadre più in forma, meno logorate dallo stress di mantenere la posizione, con una rosa finalmente ampia e di qualità (fatto salvo il doloroso forfeit di Pedrola) e con un buon numero di giocatori in fase ascendente, con un margine di crescita di condizione a disposizione. Parliamo di Esposito, Borini, De Luca, Piccini, Benedetti, Ricci per citare giocatori che – reduci da infortuni o da qualche battuta a vuoto – non sono ancora al top. Per non parlare della panchina in cui domenica hanno trovato posto giocatori che in B sarebbero titolari dovunque, come Verre, Kasami, Stojanovic, Leoni & C.
Domenica è stata una giornata di emozioni forti, cominciata con la toccante passerella di Sven Goran Eriksson, l’allenatore gentiluomo che sta vivendo il momento più duro della sua vita con una dignità e un coraggio che non possono che rimandare al nome di Gianluca Vialli. Un abbraccio forte, sentito, vero, senza nulla di retorico, quello fra lui e i suoi vecchi ragazzi e con la tifoseria intera. Poi, le emozioni sono state quelle del campo e – chissà se è stato un caso o se le intense vibrazioni che hanno accompagnato il saluto al Rettore di Torsby hanno funzionato anche da spinta – la Sampdoria di Pirlo ha preso in mano la partita fin da subito, come in pochissime occasioni precedentemente. C’è stato anche da soffrire, fino alla festa finale. Toccata dalle lacrime di delusione di Pedrola, il talento più puro, con Esposito, della Samp attuale: la fitta e quel sortilegio che ancora non lo abbandona. E anche in questo caso, lo stadio intero ha percepito, è rimasto coinvolto, ha cercato di trasmettere consolazione e incoraggiamento al giocatore con applausi affettuosi.
C’è stato anche un lutto, appreso in serata: la morte di un grandissimo del calcio, Luis Cesar Menotti, che a Genova ha solo vissuto pochi mesi senza riuscire a ripetere grandi risultati come altrove. Ma la grandezza dell’uomo, che va oltre il calcio, non si discute. Infine, l’appendice stonata e inappropriata, gli scontri tra (numericamente modeste) fazioni blucerchiate e rossoblù, fortunatamente un’eccezione per Genova dopo anni di convivenza pacifica.
Tornando al campo e all’obiettivo playoff centrato, c’è un solo concetto che rappresenta il marchio in filigrana del percorso fatto fin qua in questa stagione: la crescita. Di Andrea Pirlo, arrivato come tecnico che doveva fare esperienza e, nei mesi, ha dimostrato due doti fondamentali: la capacità di assumersi le responsabilità, fare da collante, plasmando e cementando il gruppo e quella di possedere duttilità tattica e capacità di adattamento alle situazioni contingenti e alle disponibilità tecniche. E’ cresciuto il tecnico ed è cresciuto quel gruppo di ragazzi, spaurito all’inizio, che si sono ritrovati ad affrontare un campionato difficile con pochissima esperienza e un’età verdissima, ma che oggi – da Stankovic a Ghilardi, da Facundo a Leoni, da Yepes a Giordano, da Esposito a Pedrola, maledizione a parte – hanno guadagnato considerazione, consapevolezza, valore e anche spazio nelle selezioni nazionali. Infine è cresciuta la società, che in autunno aveva un presidente amatissimo, Marco Lanna, ma non operativo (per scelta della nuova proprietà) e oggi ha un presidente ambizioso e pieno di voglia di fare come Matteo Manfredi, ha allontanato, si spera definitivamente, l’ombra del patron precedente che i tifosi non vogliono neanche più sentir nominare, ha un direttore sportivo giovane e preparato come Andrea Mancini, che ha saputo fare mercato in una situazione di difficoltà estrema, mentre appare meno centrale la figura di Nicola Legrottaglie, a suo tempo voluto da Radrizzani. L

La Sampdoria ha una nuova sede, sta per riavere pienamente operativo il “Mugnaini”; sarà rinforzata nella struttura manageriale (da tempo di parla di una figura di esperienza da affiancare a Mancini junior) e subirà ritocchi praticamente in tutti i settori. Intanto, Manfredi lavora per dare nuove energie economiche al club, che dovrà soffrire ancora una sessione di mercato per i vincoli noti ma che avrà, nell’immediato futuro, un tesoretto che potrebbe arrivare dal rientro di Audero e, in caso di recompra da parte del Barcellona, dalla cessione di Pedrola.
La Banda Pirlo prova a mettere le mani sulla serie A: non c’è nulla di facile, ma non è una sfida impossibile. La Sampdoria cresciuta dopo questo anno tutt’altro che facile ha la voglia di provarci. Dovesse centrare l’impresa, ha la forza per affrontare la serie A, perché in meno di dodici mesi Sampdoria è di nuovo un nome che piace del calcio italiano ed è di nuovo una società; altrimenti, sarà l’obiettivo, senza esitazioni, della stagione 2024-25.