Vai all'articolo sul sito completo

Commenti

3 minuti e 50 secondi di lettura
di Claudio Mangini

Partiamo da quattro parole – Tutto in una notte – che è uno slogan, un rimando cinematografico, una sintesi e una semplificazione, ma che è anche la pura sacrosanta verità: la Sampdoria, nella serata di Palermo, si gioca una stagione, e se la gioca con un solo risultato a disposizione, per colpa dei retaggi di un‘annata travagliata e di una serie di problemi che hanno radici lontane. Sarebbe bastato, quasi certamente, un infortunio importante in meno, sarebbe bastato non portarsi dietro (anche qui da lontano) due punti di penalizzazione e ci si preparerebbe a una serata diversa. Sarebbe la Sampdoria a ospitare e ad avere due risultati su tre a disposizione.
Ma le speculazioni su quello che poteva essere e non è stato non servono a nulla. Dunque, contano i fatti. E i fatti dicono che, anche se non era l’obiettivo dichiarato d’inizio stagione, oggi la Sampdoria può giocarsi un’ampia fetta di serie A e di futuro. Perché c’è un bivio e non ci sono strade alternative: se perde o pareggia, è fuori dai giochi; se vince, non ha ancora nulla in mano, ma forse la Banda Pirlo si è tolta l’ostacolo più importante.
Andrea Pirlo a qualcuno non piace perché non vende fumo. Che, invece, è una sua grande dote. Concetti chiari, lineari, poca demagogia. Anche in questo caso il ragionamento è diretto: «Quello che abbiamo fatto fin qui, lo abbiamo fatto bene. Ma quando vedi l’obiettivo davanti a te, devi andarlo a prendere». O quantomeno provarci. L’obiettivo – lo ripetiamo – non era né dichiarato né obbligato. Bene ha fatto, a un certo punto, il presidente Manfredi a dire apertamente che la Sampdoria voleva e doveva puntare ai playoff, aggiungendo responsabilità alla rincorsa della squadra. Conquistare il traguardo massimo ( e quindi vincere a Palermo e vincere ancora) significherebbe avere davanti prospettive aperte e affascinanti. Chi teme che il salto in alto sia pericoloso, probabilmente non ragiona in termini di scenario complessivo. Serie A significherebbe innanzi tutto una discreta pioggia di denaro dai diritti tv. E significherebbe, certamente – anche se sembra un paradosso – poter fare un mercato più semplice che ripartendo il prossimo anno dal campionato attuale. Per dire: molti giocatori hanno nei contratto di prestito diritti di riscatto a favore della Sampdoria in caso di promozione. Parliamo di Esposito e Ghilardi, innanzi tutto. Certo, fino al prossimo gennaio, si può fare solo mercato a saldo attivo. Si dovrà cercare di vendere bene Audero e un altro gioiellino. Ma una Sampdoria in serie A può essere appetibile dai grandi club anche per far maturare giovani talenti su un palco importante: Il discorso può valere anche per Stankovic, che potrebbe restare un’altra stagione. Pedrola è formalmente della Sampdoria, ma resta attenzionato dal Barcellona. Un anno di A, sperando di scacciare le streghe, sarebbe una vetrina importante e probante. Intanto si continua a lavorare su possibili partnership in società. Almeno in  due direzioni: Singapore e Arabia Saudita, dove lavora con discrezione e partecipazione, ma col cuore a Genova, Roberto Mancini.
 Insomma, la A sarebbe un bel trampolino di partenza. Diversamente, bisognerà sedersi a un tavolo a lavorare su un progetto che – stavolta sì – metta la A nel mirino come primario obiettivo. Perché la caratura della Sampdoria è questa. E a ribadirlo bastano le dimostrazioni d’affetto dei tifosi (anche ieri all’aeroporto Cristoforo Colombo) e i numeri (da primato stagionale) di presenze al Ferraris.
Allargata l’inquadratura, bisogna restringerla nuovamente. Al campo, alla sfida di stasera. Da Palermo provano il giochino di dare il peso della pressione («I favoriti siete voi») alla Sampdoria. L’allenatore Mignani dice che non sempre avere a disposizione due risultati su tre è la soluzione migliore. Pirlo non si scansa. Sa che la strada è stretta, dice che prendere un gol all’inizio complicherebbe il piano gara ma poi corregge il ragionamento e spiega che, comunque, c’è tutta la partita a disposizione. Sottolinea che si può fare gol subito o al 90’ o, perché no?, nei supplementari. E ribadisce che bisogna stare dentro la partita, sempre: «Non bisogna essere emotivi. Ci vogliono coraggio, serenità e sangue freddo».
Trentaduemila ululeranno contro, ma anche questo è in preventivo. E il muro del tifo contrario può anche sgretolarsi, dipende dalla Samp. Leggi le formazioni e non puoi non notare che Pirlo ha in mente scelte di equilibrio (probabilmente Ricci e Depaoli, più che Kasami e Stojanovic) e di esperienza (Piccini nei tre dietro). Sul piano della qualità, sulla carta, la Sampdoria non paga dazio al Palermo. Molto dipenderà dall’approccio, da chi riuscirà a imporre un’inerzia favorevole alla gara. Nelle ultime due partite – contro Reggiana e Catanzaro – la Sampdoria è partita forte e ha segnato presto.