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4 minuti e 31 secondi di lettura
di Mario Paternostro

GENOVA - Un amico di Milano mi chiede: "E ora se Genova si blocca come facciamo?"

"A fare cosa?" ribatto. E lui: "A venire a Santa Margherita, su questa maledetta autostrada finta…".

"Che cosa c’entra l’autostrada?"

"Beh - prosegue l’amico lombardo – il treno veloce, quello che ci collega in 55 minuti. Chi lo farà più?"
Ma no, penso quando il mio amico milanese se ne va, ma no, il treno veloce che passa sotto il terzo valico non rientra nelle conseguenze dello scandalo. Almeno credo.

Ecco, allora, che tornando a casa e ascoltando le notizie a raffica sulla corruzione genovese penso quale città ci aspetterà nei prossimi anni, o quale città vivranno figli e nipoti per i quali un fiorire di "rendering" aveva disegnato una Genova lanciata nel futuro… Anzi, lanciatissima.

Così la notte dormo male, i pensieri si accavallano, il reflusso gastroesofageo cresce e ecco apparire nel buio anche qualche strana allucinazione. Dentro la mia testa si muovono le ossessive immagini di una città bloccata, ferma, asfissiata. Vecchia come i suoi abitanti. Avvolta nella macaia. Lassù, una Milano lontana sempre più lontana. Meglio o peggio?

Una città dove senza terzo valico torneremo a percorrere le strade degli invasori napoleonici, risalendo i tornanti del Turchino fino alla Cappelletta tanto amata da Paolo Odone, per scendere su Masone. E loro, i milanesi che si erano comprati le splendide case sul Waterfront, fermi in coda sulla Camionale a mangiare "camogli" o "rustichelle" in autogrill o in alternativa dietro i Tir impegnati ad affrontare la mitica Bocchetta, con l’autorizzazione della Repubblica di Genova per trasportare le merci, benedicendo le "vie del sale" finanziate dal Banco di San Giorgio. Il "commendatore" non c’era ancora…

Poi finalmente in città. La superdiga sospesa, annegata nei ricorsi: addio grandi navi portacontainers che non possono più entrare nel porto. Bloccato anche lui, con il ribaltamento a mare. I cantieri delle riparazioni navali hanno scelto ormai di costruire solo le galee. Che entrano ed escono dal vecchio scalo leggere leggere spinte dai remi dei "buonavoglia". Si sa in ogni situazione gli sfigati ci sono sempre e stanno sempre in catene ai remi.

Però il tunnel subportuale, dalla Lanterna alla Foce quello sì? No: hanno messo in servizio il galeone che si usava per la sfida delle Repubbliche marinare. È silenzioso, non turba né disturba.

Laggiù vedo Erzelli. Con il nuovo ospedale? Figuriamoci siete visionari! Sono tornati i cumuli di containers…. E sono fuggiti i ricercatori dell’Iit scegliendo per il loro futuro robotico Torriglia, dove almeno i canestrelli sono sublimi. L’unico rischio è che Burlando li iscriva alla sua superchat "Vasta". Ormai è l’unico organo di informazione del capoluogo.

Chi cerca la funivia per salire al Righi a bearsi sui sentieri dei magnifici forti restituiti ai camminatori deve abbassare la cresta: niente. Si sale utilizzando la vecchia guidovia risistemata e recuperata che negli anni Cinquanta portava i devoti da San Quirico al monte Figogna dalla vera Regina di Genova. Ex voto senza tangenti. A sciogliere richieste lecite per il futuro genovese, lavoro, lavoro, lavoro, salute, salute, salute e basta fughe in Padania. Almeno saranno contenti molti abitanti del Lagaccio.

Nel sonno appaiono i serbatoi del polo chimico. Finalmente spostati! Sì, ma davanti alla Foce dove avrebbe dovuto spuntare il bosco marino di Renzo Piano. Cancellato e lì i depositi per punire i ricchi abitanti. Tié!
Per fortuna che la Val Bisagno ora è percorsa fino a Struppa da un nuovo sistema di trasporto veloce, sospeso su rotaia.

Cerco nel sonno lo Skymetro. Niente. Annullato. In sostituzione una linea di canotti ecologici e economici che solcano le onde dell’impetuoso Bisagno partendo da quel che resta del ponte di Sant’Agata per risalire il fiume, ansa dopo ansa, fino alla casa natale di Vittorio Gassman nel cuore di Struppa. Per fortuna sono ricomparse le "besagnine" e tutti vanno a "sentì cantà e bugaixe".

Galee del medioevo, galeoni in disuso, mongolfiere e canotti e persino l’antica malinconica guidovia della Madonna della Guardia. Fortuna che a Genova, come diceva il sindaco Cerofolini "nu se straggia ninte…"
I turisti ci sono ancora? Sempre in coda a visitare i Rolli? Fortunatamente sì. Chi arriva in nave, alcuni, pochissimi, scendono all’aeroporto. Poi altro che tapis roulant! Mandrie di generosi muli cabannini attendono valigie e umani per trasportarli in centro. Il viaggio è lungo ma ne vale la pena per i Rolli Days!

Vabbé, almeno l’aeroporto va alla grande? L’allucinazione notturna lascia spazio a qualche nitida immagine. Sulla pista del "Colombo" nessun velivolo, né jet e nemmeno a elica. Ma è riapparsa l’allegra mongolfiera di madame Blanchard, la deliziosa madame Sophie, che ha dirottato a Sestri da Montebruno in Val Trebbia dove era già atterrata il suo aerostato per dare una mano amica ai genovesi. Sulle banderuole si legge bene il motto: "Sic itur ad astra".

Qualcuno sconfortato e deluso ha deciso di fuggire a levante. Peccato che per precauzione i governanti del dopo-Toti (Cinquestelle e colleghi hanno vinto le elezioni anticipate a novembre del 2024) abbiano chiuso la A12, per sfuggire all’assalto delle pressioni indebite.

Non c’è altra uscita che il Bracco e grazie di cuore al re longobardo Rotari che a suo tempo (643) conquistando la Liguria e devastando Portovenere lo ha probabilmente allargato, senza scambi di favori.

Ma sul Bracco non c’erano in agguato i banditi? E vabbé, ora avete anche paura? Ah, dimenticavo: come consolazione hanno restituito la bandiera blu a Ameglia.