E ballottaggio fu. Gli amici di Tecnè, la società di sondaggi che ha realizzato la rilevazione per Primocanale, ci hanno azzeccato. Il primo turno lo archiviano nel migliore dei modi Gianni Rolando e Alessandro Mager. Con una differenza che non consente di formulare pronostici veri.
Tutto dipenderà da come i due candidati a sindaco di Sanremo riusciranno a convincere gli elettori degli altri pretendenti. E se riusciranno a portare degli astensionisti alle urne. Per l’ennesima volta, e ormai non è più una sorpresa, sono proprio coloro che hanno disertato i seggi a costituire il partito maggiore. Come tutti gli assenti hanno torto, però il fenomeno non può essere sottaciuto.
Il bottino più ambito è quello di Fulvio Fellegara, finito buon terzo, con una performance personale intorno al 20%: ragguardevole se consideriamo da dove il Pd partiva e con quali difficoltà. Se ancora fare politica ha un senso, va detto che il Pd non si infilerà nella contesa, per cui l’ex segretario imperiese della Cgil non fornirà alcuna indicazione. Del resto: ce li vedete i “piddini” girarsi su Alessandro Mager, che gode del sostegno pieno e dichiarato del sindaco uscente Alberto Biancheri, cioè l’uomo che letteralmente ha spolpato e cancellato i dem di Sanremo?
Interrogativo niente affatto ozioso. E però… A dimostrazione di quanto sia difficile formulare anche solo un pronostico, rimane tuttavia complicato supporre che gli elettori del Pd diano nel ballottaggio la propria preferenza a Gianni Rolando, l’uomo del centrodestra ufficiale, quindi anche colui che rappresenta la coalizione avversaria dei dem a livello nazionale e regionale.
In nome dei paradossi, tutto è possibile. Anche perché quando si parla di elezioni comunali, in prima battuta conta il voto a favore, poi insieme ad esso fa puntualmente capolino anche il voto “contro”. E, dunque, siamo daccapo.
Come finirà lo vedremo fra due settimane. Nel frattempo il rinnovo dell’europarlamento suggerisce alcune considerazioni. Una è che in tutto il continente ha prevalso la paura di un futuro niente affatto sicuro se si pensa ai provvedimenti ecologici sulla casa e sulle auto. La svolta a destra avvenuta in Francia, Germania e Belgio risponde a ciò: in certe situazioni è la risposta più semplice.
E non è neppure casuale che Giorgia Meloni addirittura migliori il proprio consenso, sebbene guidi da quasi due anni il governo italiano e quindi sia nelle condizioni ideali, almeno a guadare il passato, per perdere voti. Insomma, fa meglio di Emanuel Macron e Olaf Scholz: non è poco.
L’altra considerazione riguarda l’Italia stretta fra due donne, il che porta al Pd. E’ rinato grazie ad Elly Schlein e a scelte che lo hanno rinvigorito. Soprattutto nei confronti dei Cinque Stelle, che invece sono crollati. Buona norma vorrebbe che fossero i dem, in virtù del loro successo, a esprimere i prossimi candidati per Palazzo Chigi e per la Regione Liguria. Però non sono sicuro che ciò avverrà, perché Giuseppe Conte non si arrenderà all’evidenza dei fatti.
D’altro canto, non ci si può sorprendere se devi discutere con chi è passato senza battere ciglio dall’accordo con la Lega e Matteo Salvini all’intesa con il Pd e la sinistra. Ho ascoltato proprio su Primocanale ciò che diceva a commento del voto il genovese e parlamentare Luca Pirondini: ecco, ai Cinque Stelle servirebbe uno così, lineare e serio, invece di Conte.
Infine due rapide osservazioni. La prima: il “piddino” Brando Benifei sarà l’unico europarlamentare della Liguria. Il suo partito sembra aver fatto di tutto per impedirglielo, schierando nella lista del Nord-Ovest dei veri pezzi da novanta. Lui però ha preso un botto di preferenze, oltre 60.000, e per la terza volta filata andrà a Strasburgo. Sarà mica che mentre nel centrosinistra si perdeva tempo a litigare, lui passava le ore a lavorare e a tessere rapporti in Liguria e negli altri territori del vastissimo collegio?
La seconda considerazione. Un’inchiesta giudiziaria ha decapitato la Regione Liguria, portando ai domiciliari il governatore Giovanni Toti. La magistratura si occuperà di stabilire le verità processuali. Ma dal punto vista politico bisogna avere il coraggio di dire che l’inchiesta non ha pesato sulla contesa. Non era scontato.