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di Mario Paternostro

Due anni dopo la tragedia di Milena Sutter, rapita e uccisa a tredici anni, l’incubo non è ancora finito perché il 15 giugno del 1973 arriva la batosta giudiziaria. La corte decide che l’imputato Lorenzo Bozano, il “biondino della spider rossa” sul banco degli imputati con l’accusa di essere l’autore del crimine va assolto per insufficienza di prove. Il palazzo di giustizia che era tra le storiche mura del Palazzo Ducale riceve uno scossone. Bozano non è l’assassino. I giudici della corte d’assise dopo una riunione in camera di consiglio che i giornali definiscono “estenuante” hanno accolto le tesi della difesa. Il “mostro” non è lui. Non ha rapito e strangolato Milena e non l’ha , poi, buttata in mare come un sacco. Non ha distrutto una famiglia felice, i Sutter e non ha gettato Genova nell’angoscia davanti al crimine più terribile che mai sia stato commesso. Il pm Marvulli in uno scatto d’ira getta a terra la toga.

Lo ricorda nella seconda parte di “Ti ricordi?” l’avvocato Romanelli, uno dei difensori e principi del foro di Genova.

Ma quando due anni dopo la prima sentenza, alla fine di maggio del 1975 nell’aula della Corte d’Assise d’Appello il presidente Beniamino De Vita pronuncerà la parola “ergastolo” davanti a cinquecento persone, esplode un applauso. Ma il condannato non c’è. E’ un latitante.

L’odissea atroce della famiglia Sutter non è ancora finita, ci sarà l’ergastolo definitivo l’anno dopo. La giustizia così ha chiuso il suo percorso decretando che è stato proprio il “biondino” che stazionava davanti alla scuola Svizzera di via Peschiera a rapire e uccidere Milena.

Finché nell’ottobre del 1979, sono passati otto anni dall’omicidio, Lorenzo Bozano, espulso in Svizzera dalla Francia viene arrestato , da Limoges al confine elvetico. E questa volta la parola “fine” diventa sicura. Entrerà, infine, nel carcere di Marassi il 18 giugno del 1980: scende dal treno tra i poliziotti svizzeri e italiani, è abbronzato, rigorosamente in giacca. L’incredibile caccia all’uomo si chiude. Ad aspettarlo c’è il capo della Mobile, Nicoliello che nei giorni della tragedia era un giovane aiutante del mitico Angiulin Costa, il Maigret genovese.

Per Bozano si aprono definitivamente le porte del penitenziario di Porto Azzurro sull’isola d’Elba. Ma avrà altre vicende giudiziarie quando sarà in regime di semilibertà, una storia di molestie a una ragazzina e un’altra condanna.

Tre anni fa il 30 giugno del 2021, muore d’infarto, durante una nuotata davanti alla spiaggia di Bagnaia.

Erano passati tanti anni dal 1971, ma a Genova nessuno aveva e ha dimenticato. Nemmeno quando, durante la sua fuga e latitanza la cronaca si era riempita di altre tragiche storie, quelle degli attacchi e degli omicidi delle Brigate rosse, tra il 1976 e i primi anni ’80.

Con Franco Manzitti abbiamo cominciato dal sequestro drammatico e rocambolesco di Piero Costa, 1970, il primo episodio di autofinanziamento del terrorismo. Poi siamo passati a ricordare Milena Sutter. Gli anni ’70 sono stati anni terribili, ma la storia della ragazzina di 13 anni piena di voglia di vivere, stroncata da una vicenda terribile, è unica ancora oggi nella sua atrocità. Non c’è mai più stato per fortuna nulla di simile nella nostra città anche se la cronaca nera tra gli anni ’80 e ’90 non ha mancato di nutrirsi di storie molto fosche.

La nostra trasmissione, da questa vicenda, passerà a narrare altri momenti importanti della cronaca genovese. Entreremo nel campo della politica per rileggere gli anni del grande cambiamento, dal pentapartito all’arrivo di Bettino Craxi, fino a Tangentopoli che segna la fine degli storici partiti, Dc, Pci e Psi. E marca, forse, il vero capovolgimento della politica con le conseguenze a cui assistiamo oggi. Una rilettura che serve a capire perché siamo arrivati a questi punti.