Vai all'articolo sul sito completo

Commenti

2 minuti e 45 secondi di lettura
di Luigi Leone

Quando si è votato per le europee, in Liguria le cose non sono andate come a livello nazionale: Fratelli d’Italia ha perso meno (il 5 per cento anziché l’8), mentre il Pd non è affatto avanzato come nel resto del Paese, lasciando sul campo l’un per cento dei suffragi. Alle urne ci si è andati un mese dopo l’inchiesta giudiziaria che ha condotto agli arresti domiciliari il governatore Giovanni Toti. Eppure, secondo l’ottima analisi riportata su questo stesso sito dal professor Luca Sabatini, paradossalmente l’effetto di quel terremoto è stato avvertito soprattutto dal principale partito dell’opposizione.

Si è avuta nei numeri, cioè, la sensazione che a tutt’oggi molti osservatori ribadiscono: se Toti si dimettesse e si andasse ad elezioni anticipate è probabile che il centrosinistra non riuscirebbe a vincere. E ciò per la semplice ragione che non è pronto. Dal punto di vista politico è stato comprensibile che il Pd e gli altri partiti della minoranza regionale abbiano chiesto un passo indietro al governatore. E’ l’insistenza, invece, a lasciare abbastanza interdetti.

Possibile che nessuno tra i “papaveri” dei democratici e della potenziale alleanza si renda conto che si sta solo perdendo del tempo? Si dice: prima di tutto bisogna costruire un programma. Benissimo. Peccato che questo programma, dalla sanità pubblica in poi, esista già.

Come mi è già capitato di rilevare, è il leader della compagnia a mancare. E siccome questa assenza si protrae, comincia a venire il dubbio che il riferimento al programma sia il miglior alibi per procrastinare la scelta del candidato/candidata di centrosinistra per la successione a Toti.

Il programma, a ben vedere, sembra diventato la panacea di tutti i mali. A Sanremo, ad esempio, proprio il Pd ha ripercorso vecchi itinerari e rispolverato un vizietto: le elezioni le ha perse, però amministrerà egualmente la città. Perché si è apparentato con il nuovo sindaco, Alessandro Mager? Neanche per sogno.

Il vicesindaco sarà Fulvio Fellegara, cioè il candidato del Pd al primo turno contro lo stesso Mager (e naturalmente contro il candidato del centrodestra Gianni Rolando). Il motivo? Una parte del programma dell’uno e dell’altro sono sovrapponibili. Così, mentre sinistra e Cinque Stelle ritengono che questa sia spartizione del potere, il Pd vede semplicemente una assonanza politica meritevole di essere tradotta in rappresentanza dentro la  nuova giunta comunale.

In una intervista rilasciata al Secolo XIX, Fellegara dice che il “modello Sanremo” potrebbe venir bene anche per la Regione Liguria. Non è così, per una ragione soprattutto: all’ombra del Festival il Pd ha scelto con largo anticipo il proprio leader, appunto Fellegara, e ciò gli ha consentito due cose. Una: ottenere nelle urne una performance ragguardevole sebbene partisse quasi da zero. Due: rimanere dentro il gioco anche quando ha perso.

In Liguria nulla di simile sta accadendo e tanto i dem quanto il centrosinistra nel suo insieme sembrano voler riprodurre gli errori di sempre. Che pure sono costati così cari. I Cinque Stelle, per la verità, aprono all’alleanza, ritenendo che ne esistano i presupposti. Ma prima di tutto insistono sul programma e allora siamo daccapo. Eppure sarebbe semplice osservare con cura i numeri del professor Sabatini. Se in primis il Pd non si darà una mossa, quell’un per cento in meno alle elezioni europee può diventare una frana alle prossime regionali. Nonostante l’inchiesta che ha terremotato la Liguria.