Presentando a Genova pochi giorni fa il suo ultimo libro “Il mondo è dei microbi” , il professor Matteo Bassetti ha ripetuto un concetto elementare: speriamo che la pandemia ci abbia insegnato alcune regole semplici, ma troppo dimenticate. Prima fra tutte, la pulizia. Il lavarsi le mani dovrebbe diventare un gesto abituale nella nostra giornata. E lavarsi le mani serve anche a togliersi di torno questi insopportabili milioni di microbi che governano a loro piacimento la nostra esistenza.
“Avete mai notato – ha commentato Bassetti – nei bagni per uomini degli autogrill quanti, dopo aver usato la toilette, si lavano le mani prima di andare via?”. Pochissimi clienti.
L’osservazione dell’infettivologo mi è tornata in mente camminando lungo le strade e le creuse che scendono da piazza Manin al centro. Camminando, cercando di evitare cacche di cani, mascherine abbandonate sui marciapiedi, facendo lo slalom tra ingombranti resti lascianti perennemente e spudoratamente fuori dai cassonetti. Di tutto. Si va dalle inodori scatole di cartone ormai diffusissime dopo il boom degli acquisti on line, ammassate fuori, perché è troppo faticoso “spacchettarle” rendendole sottili e facilmente sistemabili dei raccoglitori, ai puzzolenti sacchetti o sacconi della spazzatura umida, per arrivare (mi è capitato in via Assarotti, strada assai frequentata) a una specchiera frantumata ai bordi del marciapiedi, resto pericolosissimo soprattutto per i bambini.
Nel mio peregrinare da pensionato in assenza di cantieri interessanti, ho osservato anche una stampante di notevoli dimensioni sotto ponte Caffaro, e una simil-Nespresso evidentemente fusa da qualche proprietario molto nervoso, appoggiata in Circonvallazione.
Il genovese, logicamente, osserva e si lamenta e chiama all’appello con severo civismo “…il Municipio…”, cioè il Comune, per personificare la sua sentenza di condanna senza appello, nei confronti “dei politici”, raggiungendo, infine, “Il sindaco….”.
La seconda battuta riguarda gli operatori ecologici, che secondo il genovese severo e giusto “non ci sono più.” Perché ai suoi tempi invece giravano tutto il giorno sotto casa a ramazzare. Come facciano oggi i netturbini a ramazzare stampanti o macchine da espresso o intere specchiere ridotte in frantumi, mi pare difficile.
La verità è che purtroppo siamo sporchi e sporchiamo senza ritegno la nostra città. Altro che lamentarci dei cinghiali razzolanti. Ricordo quando furono ripuliti e restaurati con una delicatissima operazione i marciapiedi dei portici di via XX Settembre. Splendidi, elegantissimi e distrutti dai chewing-gum sputacchiati senza ritegno e calpestati.
Da qui, come conseguenza, ho poca fiducia nella nostra osservanza delle regole semplici che il maledetto Covid ci ha lasciato. Ma, come sempre, spero di sbagliarmi e di svegliarmi domani in una città zeppa di persone dall’alto senso civico.