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di Mario Paternostro

Ho sperato che Elisabetta Biancalani mi chiamasse per chiedermi che cosa vorrei ci fosse nel programma politico per la prossima regione Liguria che uscira’ dalle urne di fine ottobre. Suggerimenti da mettere nelle ampie valigie di progetti, idee, disegni, auspici, promesse, esposti dai candidati da destra a sinistra, attraverso il centro che non c’e’ mai anche se viene insistentemente evocato a ogni appuntamento elettorale. Varie speranze che sono anche quelle di alcuni dei candidati.

Per esempio il lavoro. Quel lavoro che potrebbe convincere tanti bravi ragazzi a restare. Dunque non uno sfruttamento, cioe’: tu lavora e io ti pago poco perche’ tu impari lavorando da me, impari un mestiere e quindi per questo non ti devo pagare tanto. Il minimo va bene? E magari ringraziami anche che ti do un lavoro. Allora il giovane ligure supera a fatica per colpa dei treni vaghissimi l’Appennino e arriva ,per esempio ,a Milano. Ma guarda….qui a Milano trova un lavoro uguale a quello offerto dal benefattore genovese e viene anche pagato bene, il giusto. Peccato che a Milano gli affitti siano degni delle tasche di un manager affermato.

Poi nel programma metterei la sanita’ pubblica. Non quella di oggi dove sei un numero che rotola in fondo a una classifica di pazienti pazientissimi in attesa di una tac. In una regione che cinquant’anni fa e anche dopo era vetrina di eccellenze e dove arrivavano da fuori per farsi curare dai luminari della medicina, a San Martino dal professor Marmont per la leucemia, al Gaslini dal professor Bacigalupo, o sotto il bisturi di Battezzati o passando al Galliera sotto i ferri del professor Vernetti, o dal mago del cervello Tartarini per arrivare a Savona dal professor Mantero che ridava le mani ai pianisti. Medici di sanita’ pubblica . Che hanno lasciato allievi straordinari e questi, a loro volta, altri allievi di gran valore. Per ripetere che anche oggi le eccellenze ci sono eccome. Allora la forte sanita’ pubblica per tutti ricchi e poveri, era sempre li’ nelle corsie degli ospedali. I bravi, bravissimi medici oggi sono stati lasciati soli a fare piu’ spesso i burocrati in strutture troppo spesso dimenticate. Nel programma vorrei una sanita’ pubblica dove questi medici con gli infermieri pagati giustamente per il lavoro che fanno, vengano tenuti nella massima considerazione. Quindi in ospedali moderni, efficienti, con macchinari di alto livello. Investendo nella sanita’ i soldi necessari, magari quelli dell’inutile ponte sullo stretto di Messina.

Vorrei scuole dove non ci piove dentro, con insegnanti trattati per il loro ruolo cosi’ delicato. E poi treni che non si fermano per un chiodo, autostrade aperte che non franano. Negozi di quartiere non costretti a chiudere, spiagge libere a disposizione di chi non puo’ spendere cifre esorbitanti per due sdraio. Piazze incantevoli che non vengono vietate ai cittadini per essere affittate a orribili milionari . Infine il porti, i porti liguri primi del Mediterraneo, i i cantieri per costruire e riparare le navi piu’ moderne.

Cosi, insomma. Come si disegnava la Liguria cinquant’anni fa. Ne’ piu’ ne’ meno. Nessuna rivoluzione, nessun stravolgimento. Non ricordo chi governava allora. Nei programmi elettorali c’erano questi obbiettivi.

Anche oggi e’ cosi’? Forse si, a leggere bene i programmi dei candidati. Cambiano le parole , la terminologia della campagna elettorale, ma i problemi alla fine sono gli stessi di cinquant’anni fa. I poveri non sono stati cancellati come proclamavano alcuni politici qualche anno fa. I collegamenti tra la Liguria e il resto del Paese sono a un livello indecente. E’ un miracolo o un eccezionale atto d’amore se cosi’ tanti visitatori entrano ancora nei nostri angusti confini. Chiedo ai candidati che non tradiscano questa fiducia. E’ troppo? E che ripensino a cinquant’anni fa perche’ molte promesse di oggi partono da allora.