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Quando anche la celebre Lilly Gruber, anchor woman number one e regina dei talk show, ha aperto la sua trasmissione serale scagliandosi contro Marco Bucci, sindaco di Genova per la sua frase-incitamento a fare figli per migliorare la società, pronunciata nel confronto tra candidati a Genova, davanti al saio del vescovo-frate di Genova, padre Marco Tasca, nell'affollatissima sala del Quadrivium, ho pensato che questa campagna elettorale va veramente fuori dalle righe.

C'ero anche io, vecchio cronista, quel pomeriggio a sentire le risposte dei nove candidati alle domande preparate per loro dai giornalisti de “Il Cittadino”, il quotidiano cattolico, dove pure ho incominciato la mia lunga, lunghissima carriera.
E ho ascoltato quella risposta di Marco Bucci alla domanda sulla denatalità e sulle difficoltà delle famiglie e ho ascoltato gli altri candidati, le loro riflessioni, compresa evidentemente quella un po' piccata di Andrea Orlando, che si sarebbe sentito chiamare in causa dal concorrente che lo invitava a fare figli. Oibò!!

E ho misurato il mood del pubblico, l'applauso al candidato dem e le reazioni anche quando il lungo confronto è finito e la sala si è svuotata e il dibattito si è incendiato contro Bucci e la sua esortazione, appunto, a fare figli per aiutare la società.

Una vera marea di reazioni, di commenti, anche molto autorevoli e spesso offesi, con testimonianze risentite e articoli, anzi articolesse, senz'altro tutti appropriati contro una visione un po' oscurantista, sul solco di una linea chiara: smascherare l'offesa di Bucci, la sua irriverenza per chi non può fare o avere figli per i tanti motivi che si possono immaginare e per quell' eccessivo incitamento a procreare, come fosse questo il valore chiave di una società sofferente dove la famiglia trema e vacilla sotto tanti aspetti.

Bucci ha cercato di precisare che era stato travisato, ma l'ondata contraria l'ha travolto lo stesso.
Da umile cronista posso dire che mi è parsa tutta una colossale esagerazione e una strumentalizzazione quasi automatica e travolgente, quasi il sintomo di quale campagna elettorale stiamo vivendo. Nella quale una parte e l'altra stentano a trovare il contenuto vero dello scontro tra visioni diverse di come va amministrata la Regione, la nostra Liguria. E approfittano di ogni pretesto anche un po' accidentale per suonarsele.

Non sono sempre d'accordo con quello che dice e fa Bucci, sia il Bucci candidato, sia il Bucci sindaco, notoriamente apolitico, cattolico ed anzi ex boy scout militante. Spesso dissento e non condivido.
Ma conosco oramai il suo stile, la sua irruenza, la sua pratica politica, che non è certo quella di un raffinato dialettico, di un fine dicitore, ma piuttosto quella di un manager diventato pubblico amministratore, che procede spesso per slogan, semplificazioni e proclami, anche un po' ripetitivi.

In quel pomeriggio inoltre il tempo per rispondere alle domande era di due minuti tassativi, insuperabili. Un tempo secondo me strettissimo, nel quale è difficile elaborare un ragionamento compiuto soprattutto su temi delicati.
Lo sappiamo come reagisce uno come Bucci davanti al tema demografico: con il suo imperativo categorico che la città non è vero che decresce, cala di abitanti, anzi è il contrario.

Il sindaco-candidato ha anche propagandato perfino un altro sistema di calcolo della popolazione per spiegare la sua crescita contro la decrescita, per stare nel suo mantra dell'ottimismo a tutti i costi, della spinta nuova creata da lui e dalla sua amministrazione cavalcante, succeduta a quelle precedenti del grigiore e dei no. Quindi bisogna sempre dire sempre si ed essere ottimisti.

E cosa c'è di più ottimistico in una società in discussione, in uscita, secondo lui, dalla crisi, che fare figli?
Fateli tutti che così ci salviamo, progrediamo! Che bellezza un mondo di bambini, che ventata di ottimismo e spinta!
Due minuti per spiegare come programmare una strategia contro la denatalità con il cronometro che ritma il tempo. E allora ecco la esortazione quasi perentoria allargata e concentrata ai suoi partners e concorrenti elettorali.

Ci hanno visto una strisciata al suo concorrente principale, Andrea Orlando, che figli non ne ha e che, però, possiede armi dialettiche ben più allenate e più affilate, subito usate per ribattere che non ha ricette per risolvere la crisi demografica contro chi criminalizza le famiglie senza figli. Beccati questa Bucci!
Gioco maldestro quello di Bucci, gioco un po' provocatorio quello di Orlando, che ha acceso abilmente il pagliaio della polemica dilagante per qualche giorno, fino a diventare il titolo perfino della inesorabile Gruber, che nessuno è capace come lei a dettare la linea.

Sempre da vecchio cronista ho visto uscire da quella sala un po' infiammata dalla polemica denatalizzante tutto il pubblico, molti candidati di una e dall'altra parte, in maggioranza cattolici, volontari, richiamati dall'invito del vescovo-frate, ma anche molti militanti dei partiti, vecchi e nuovi. E ho ascoltato i commenti veloci sul confronto che aveva toccato tanti tempi non certo solo quello della denatalità.
Non uno che abbia commentato lo scontro sul tema scottante che poi ha dilagato sui mass media come se fosse stato l'unico. Ma molti, i più illustri, poi, il giorno dopo si facevano intervistare per conclamare il loro sdegno contro Bucci e la sua sparata.

E allora ho capito ancora una volta che molto di questi scontri, di questi confronti in una campagna corta, bruciante, più di insulti che di temi, è prevalentemente artificiale, costruita un po' a tavolino, a suon di battute. E ho capito ancor di più perchè in tanti, sempre di più, alla fine preferiscono starsene a casa.