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2 minuti e 33 secondi di lettura
di Luigi Leone

Il problema forse è il mio (forse). Ma il segretario ligure del Pd Davide Natale non lo capisco. Non mi risulta abbia fatto almeno il gesto di dimettersi dopo la sconfitta nelle recenti regionali, in compenso si è proprio incazzato con l’imperiese Ivan Bracco. Non ne ha fatto il nome, però si capiva benissimo a chi stesse replicando quando ha rilasciato questa dichiarazione: “Non permetto a nessuno di mettere in discussione l’ottimo risultato ottenuto a Imperia e dal consigliere Edoardo Verda in particolare”.

Ohibò, uno pensa, stavolta Bracco – da sempre segnalatosi per la sua avversione alle decisioni del sindaco Claudio Scajola - l’ha proprio fatta fuori dal vaso. E invece che ha detto Bracco nell’intervista a Diego David? Uno: “Verda ha ottenuto dei voti anche dal centro, del resto nel Pd è entrato provenendo da una lista civica che si chiamava Imperia al centro”. Due: “E’ un merito pescare nel campo avverso, però un partito ha il dovere di essere chiaro prima con gli elettori”.

Francamente si fatica a comprendere che cosa Bracco abbia affermato di così irrealistico. Anzi, non si comprende proprio. Natale, tuttavia, ha preso cappello. L’idea che il Pd possa essersi spostato al centro proprio la rifiuta. Non c’è dubbio che il Pd non sappia parlare alle persone che in Liguria hanno dimostrato di preferire Marco Bucci e negli Usa si sono schierate con Trump, però la cosa grave è che il segretario regionale mostri di non aver appreso la lezione delle urne: sono tutti scemi coloro secondo i quali sono mancati proprio i voti dei centristi e segnatamente di Italia viva?

Non credo che Bracco volesse felicitarsi della sconfitta. Mi pare, semmai, che volesse compiere e far compiere al partito un passo avanti: nessun problema a chiedere i voti del centro, però diciamolo e diciamolo prima. Alzi la mano e gli dia torto chi è dotato di una minima onestà intellettuale. Ed è impossibile non convenire che ha un senso, dal suo punto di vista, rivendicare il “lavoro fatto” a merito del risultato conseguito.

La polemica segna una costante nel Partito democratico: anziché preoccuparsi di mettere a frutto le performance (Genova e Imperia città) e di ragionare sugli esiti deludenti (La Spezia, dove il vantaggio è stato solo di cinque punti, sebbene Natale e Andrea Orlando, il candidato presidente della Regione, siano proprio di lì), si preferisce uno scontro di cui francamente nessuno avvertiva il bisogno.

Semmai, sono da tenere presenti le parole che un “grande vecchio” quale Claudio Burlando ha affidato al Secolo XIX: “I dem hanno la responsabilità di proporre subito un nome unico, anche per le eventuali primarie”. E poi: “Gli elettori hanno già dato indicazioni chiare sulla strada del rinnovamento. Lasciamo i giovani del Pd, i trentenni e i quarantenni, liberi di emergere. E’ il loro momento”. Inoltre: “Non ho dubbi che Azione e Italia viva vogliano far parte della coalizione per le comunali di Genova, allo stesso modo in cui erano pronte a sostenere Orlando”. Lo dice fin d’ora, Burlando. Proprio come a Imperia ha chiesto Bracco. Non so che cosa ci sia di sbagliato.