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A volte basta un piccolo gesto a riempire il cuore e ridare un po' di fiducia nel prossimo, e nei giovani.
3 minuti e 8 secondi di lettura
di Michele Varì

Ore 11 e 45 di un giorno qualsiasi nel traffico di Brignole in direzione di via Canevari. Sono in Vespa, vedo una grande scatola di cartone finita chissà come al centro della carreggiata. Vorrei spostarla ai limiti della strada, in modo che non sia pericolosa per chi transita. Ma mi rendo conto però che può essere rischioso fermarsi in quel punto, proprio sulla riga di mezzeria. Procedo e mi lascio alle spalle lo scatolone.
Poi rallento perchè il semaforo in direzione del tunnel di via Canevari è rosso.

E' a quel punto che con la coda dell'occhio vedo un giovane in scooter che fa quello che io non ho avuto il coraggio di fare: senza scendere dallo scooter prima aggancia e si tira accanto il cartone con una gamba, poi lo afferra e lo sistema sulla pedana, un'operazione non facile perchè dalla scatola cade un'altra scatola più piccola, ma lui prende anche quella rimanendo in bilico sulla moto.

Il semaforo diventa verde e io proseguo, assaporando la soddisfazione, quasi estasiato al pensiero che c'è ancora qualcuno che non si gira dall'altra parte e ha dentro questo encomiabile senso civico, qualcuno capace di piccoli grandi gesti come questo e ama rischiare anche per il bene comune, per togliere un potenziale ostacolo dalla strada.

E però, mentre imbocco il tunnel verso via Canevari, il Michele diffidente che si annida in me, forse anche per colpa del lavoro che faccio, o perchè ormai ne ho viste tante, o forse semplicemente per giustificare che io non mi sono fermato, penso, "forse quel cartone gli serviva, e quando l'ha visto in strada ha pensato bene di prenderlo, anche rischiando un po', ci sta. Forse l'ha fatto per questo...".

Una domanda destinata a rimanere senza risposta.

Ma io sono molto curioso e così mi fermo appena uscito dalla galleria che immette in via Canevari, prima del distributore, al fianco dei bidoni della spazzatura, dove l'anonimo scooterista con il cartone deve fermarsi per disfarsi della scatola.

Penso: se lo vedo sfrecciare con il cartone tra le gambe il film che mi sono fatto sul cittadino modello svanisce.

Ma sentivo che non era così. Dopo neanche un minuto ecco il ragazzo in scooter con i due cartoni, si ferma al fianco dei bidoni della spazzatura.

Lui non si accorge che lo osservo, né tanto può immaginare che l'avevo scorto mentre faceva quelle peripezie nel traffico per raccogliere i due cartoni.
Senza togliersi il casco, scende dallo scooter e quando vede il bidone della carta strapieno inizia a spezzare con cura i cartoni e con forza li infila nei pochi spazi liberi della bocca del cassonetto, con grande una manualità, come se nella vita non avesse mai fatto altro.

Questo è troppo, o meglio troppa grazia: io mi avvicino e lo ringrazio per quello che ha appena fatto.
Lui si schermisce, dice che gli è sembrato naturale farlo perchè il cartone poteva essere pericoloso per un motociclista o un ciclista, aggiungendo, "poi mi infastidisce il disordine".

Cioè, questo ragazzo ha rischiato di essere investito solo per rimettere in ordine la strada? La strada di tutti noi?

Gli faccio altri complimenti e, dopo avergli svelato che sono un giornalista, gli chiedo il nome, che lavora fa e pure il permesso di scattargli una foto: "Il tuo grande senso civico voglio raccontarlo".
Lui accenna un sorriso gentile: "Mi chiamo Besi Plaku, sono albanese, ho 33 anni e faccio due o tre lavori, ma il più importante è quello in regola di cameriere al ristorante La Manuelina di Recco, grazie".

Grazie a te Besi, da tutti noi, genovesi e non, noi cittadini di questa città che arrivati dal Cilento (come me), o dal Tirana (come te), o nati a Porta Soprana, l'amiamo e la curiamo perchè allo stesso modo la sentiamo la nostra città, la nostra casa. 

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