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di Luigi Leone

 

Su un punto sono tutti d’accordo: Piaggio Aero è un’azienda strategica. E la ragione è semplice: al 70 per cento lavora su commesse dello Stato italiano, in particolare la Difesa, mentre il drone che è capacissima di realizzare utilizza interamente tecnologia di Leonardo, la ex Finmeccanica. E allora, domanda: com’è possibile che una simile industria, coperta da golden power (i poteri speciali del Ministero dell’Economia) proprio per la sua strategicità, possa finire in mano straniera?

Di più. Le offerte per la sua acquisizione, secondo indiscrezioni giornalistiche non smentite, arriverebbero da un gruppo brasiliano, da uno turco e da uno arabo. Mi chiedo che cosa c’entrino questi Paesi con l’Italia e con l’Ue (sebbene la Turchia abbia chiesto di entrarne a far parte), oltretutto proprio nel momento in cui si parla sempre più, e prima o poi si passerà ai fatti, di difesa unica europea.

Ciò che manca è una strategia di fondo, che da una parte preveda una vera politica industriale e dall’altra la rinuncia all’ipocrisia che Piaggio Aero sia “solo” un’azienda civile. Se si vuol dire la verità, va ammesso, e non c’è nulla di cui vergognarsi, che Piaggio Aero può essere e anzi è un’azienda che sa fare del militare.

Proprio per questa ragione molti hanno sempre ritenuto che il destino più ovvio sarebbe un acquisto da parte di Leonardo. Il suo amministratore delegato, Roberto Cingolani, però non ci sente. Sicuramente è un manager capace, ma, dopo aver guidato l’Iit ed essere stato anche ministro, lì ce lo ha messo la politica. Non sono affatto certo che il suo “no” valga più di quel che potrebbero dire i partiti.

Ma il punto è proprio questo. Badando all’oggi e all’immediato domani, le varie forze politiche rinunciano al loro ruolo. Eppure qui non si tratta di un impegno gravoso come riesumare l’Iri (anche se a volte bisogna rimpiangere l’epoca delle partecipazioni statali), bensì di fare semplice professione di realismo.

Dal sindacato si leva su tutte la voce di Cristian Venzano, segretario della Fim Cisl: “Una soluzione di Stato probabilmente sarebbe la più necessaria. E comunque serve un piano industriale di medio e lungo termine”. Non mi risulta che Venzano sia un pericoloso agitatore delle folle di sinistra o di destra, bensì un sindacalista che parla con puro buon senso. Però si punta altrove.

Dopo anni di commissariamento, ci sta che l’azienda sia affidata ad un investitore privato. Ma non a tutti i costi. Se questo privato non possiede le prerogative necessarie, per la sua provenienza geografica, non ci sono proprio dubbi che sia la scelta più sicura? In simili circostanze, infatti, non balla solo il futuro dell’impresa, quindi di centinaia di posti di lavoro. Ballano anche gli interessi dell’Italia.

Ecco perché alla fin fine si potrebbe chiudere l’era dei commissari portando Piaggio Aero in un alveo che ne tuteli l’italianità, con tutto ciò che ne consegue. E non ci si venga a dire che Bruxelles non vuole. È sufficiente ricordare che lo Stato di Francia sta dentro l’azionariato di tutte le imprese ritenute strategiche. Anche in Stellantis, giusto per citare uno dei temi che più scaldano la discussione in queste ore. Oppure basta rammentare che la Germania alza muri invalicabili quando certe acquisizioni non rispondono ai suoi interessi: chiedere per credere dalle parti di Unicredit… Loro possono e noi no?